Battute a parte, le fiere sono senz’altro uno dei momenti di maggior interesse per gli “artefici” di un libro: autore ed editore. È infatti nella calca e nel sudore della folla, con ragazzini petulanti e adulti allo stremo nemmeno fossimo in una moderna arena, che si tasterà il polso del pubblico sulle ultime novità. Motivo per cui queste rassegne sono attese e temute al tempo stesso; ma sono anche fondamentali per chi voglia comprendere la direzione che prende il mercato e soprattutto i gusti del pubblico, che alla fine resta sempre l’unico giudice valido in questa sfida letteraria all’ultimo best seller.
Ma come si svolge una fiera?
Nel caos e nel caldo asfissiante. È questa la prima risposta che vi darà chiunque abbia partecipato ad almeno una di esse. Perché che sia all’aperto o al chiuso (di solito in un padiglione), la folla è simile a una mandria che passa a ondate, travolge tutto sul suo cammino, e prosegue allo stand successivo, molto spesso degnando appena di un’occhiata il vostro libro (e nei casi peggiori fingendo che voi siate l’uomo invisibile che ha scritto il romanzo invisibile).
Ma ogni tanto qualche “pecora nera” si stacca dal gruppo e si ferma. Ed è lì che avviene davvero la magia di cui parlavo poco sopra. Perché è in quei momenti (a volte rari, altre volte, per fortuna, più numerosi), che si svolge l’incontro autore-lettore, gratificante forse più per il primo che per il secondo, ma di sicuro piacevole per entrambi. Lo scrittore ha infatti la possibilità di parlare della propria “creatura”, di esporne i pregi e l’originalità; e di contro al lettore è data facoltà di fare tutte quelle domande che magari si teneva dentro da tempo. È uno scambio equo e per questo in qualche modo appagante, tanto che spesso si parte dal libro e si finisce a parlare di tutt’altro, perfino dei grandi temi della vita. Perché quell’incontro non è più autore-lettore, ma molto più semplicemente persona-persona.
In fiera si fanno incontri bellissimi
Anche questo vi dirà chi c’è stato almeno una volta. Si scoprono persone simpatiche e meno simpatiche, ma in generale è un bellissimo momento di incontro. Sono poi occasioni, per gli autori, di incontrare “colleghi” lontani, con i quali magari durante tutto il resto dell’anno i contatti sono solo tramite social network e internet. Si ha così la possibilità di scambiarsi pareri, di tastare il polso della fiera o anche solo di scambiare quattro chiacchiere.
E che dire invece delle amicizie che nascono in quelle occasioni? Sono forse le più belle perché spontanee e proprio per questo più genuine. Possono avvenire tra autore e autore o tra autore ed editore. Ma le più numerose sono, come anticipavo poco sopra, quelle tra autore, lì per presentare la propria opera, e lettore, che molto spesso si trova a passare di là quasi per caso o magari ci è stato trascinato da qualche amico. In quei casi di solito un lettore si ferma, si avvicina, guarda diffidente il libro, magari attratto dalla copertina o dal titolo… e in un attimo si comincia a chiacchierare. E quando se ne va, richiamato dalla mandria, ormai la scintilla è scoccata.
Sono amicizie particolari, ma non hanno nulla da invidiare alle altre. Io personalmente ho conosciuto lettori durante alcuni di questi eventi, che poi mi vengono a cercare alla fiera successiva magari per prendersi il nuovo libro, magari solo per sapere come va e parlare un po’. È una cosa semplice, forse perfino banale, ma forse per questo davvero piacevole.
Se non si fosse capito, insomma, le fiere mi piacciono
Sono divertenti, caotiche, stressanti e stancanti. Ma il mix, vi posso garantire, è entusiasmante. E poi se ne vedono di tutti i colori. Passi per le battute che si scambiano con i “compagni di fiera”, con i quali alla fine è una risata continua, ma volete mettere i cosplayer? In ogni fiera che si rispetti (soprattutto quelle dedicate al fantasy o fantastico) ce n’è sono sempre un sacco. E se i bambini con il viso pitturato da Spiderman fanno tenerezza, vi posso garantire che quando vi vedete passare davanti un uruk hai o un demone uscito da un manga, l’effetto è spaventoso. Non nel senso che vi mette paura, ovvio, ma che è simile all’originale da fare spavento. E contribuisce a dare colore e “carattere” alla fiera.
Recentemente (ben, non troppo in verità visto che sono passati tre mesi) sono stato al Lucca Comics and Games, la più importante fiera dedicata al fantastico (e non solo) in ogni sua accezione: dal fumetto al libro, dai videogiochi a giochi da tavolo. Vi posso garantire che ho visto scene irripetibili. Sono stati tre giorni devastanti dal punto di vista fisico: quasi dodici ore in piedi a intrattenere lettori e scambiare chiacchiere. Ma lo rifarei anche domani. Ho visto passare cosplayer eccezionali, copie esatte di personaggi di libri, fumetti, videogiochi e giochi di ruolo. Roba da avere la pelle d’oca. È innegabile che la loro presenza aumenti la nota di colore della fiera; è come se per tre giorni i partecipanti all’evento fossero catapultati in un mondo dove tutto è possibile, dove lo “strano” e il “diverso” assumono un significato contrario a quello che conosciamo. E così se vai in giro in giacca e cravatta o semplicemente in maglietta e jeans ti senti quasi a disagio quando ti sorpassano Aragorn, Goku o Batman. E ti guardano come a dire: «Ma come ti sei vestito?».
Beh, credetemi, è in quel momento che pensi: «Ma perché ho lasciato a casa il mio dannatissimo mantello?».
Sì, le fiere letterarie sono davvero un gran divertimento.