Esiste un posto, in Cina, dove le strade si navigano: Wuzhen. Si passeggia su entrambi i lati di una strada pavimentata con lastre di pietra, il passo procede veloce fra i mille vicoli attraversati da ponti di pietra l’uno diverso dall’altro, sotto ai quali scorre, millenario, il Gran Canale che porta da Hangzhou a Beijing (Pechino). Tra i vicoli il vociare della gente è quasi frastornante, è infatti la meta turistica preferita dai cinesi sebbene decisamente fuori rotta rispetto alle mete degli occidentali.
Anche qui avviene il solito fenomeno delle fotografie rubate: cosí come nella capitale, anche qui il nostro volto non passa inosservato, anzi. I nostri tratti così poco comuni sono come una calamita per i loro occhi, da quelli dei vecchi che ti scrutano con diffidenza mista ad una sorta di orgoglio, quasi che il loro Paese sia diventato così importante da aver aperto le porte al mondo, fino a quelli più scacciati dei giovani, che ti chiedono di fare una foto insieme a loro quasi fossi qualche strano essere esotico da mostrare agli amici.
Ci aggiriamo fra antiche case e vicoli ventosi, un po’ storditi dal fascino di questa cittadina che sembra racchiudere tutto il suo fascino in giornate come quelle di oggi, in cui il sole e’ stato rapidamente scalzato via dal cielo da uno stormo di nuvole che fugge velocemente allo sguardo e che affida la sua voce alla sottile pioggerellina che, cadendo, si infila nei tubi delle grondaie e fa risuonare di voci antiche le porte delle case di legno.
Intenso è il profumo dei crisantemi, fiore simbolo di gioia e del matrimonio in Cina e che si può comprare in qualunque negozio e in qualsiasi forma: dipinto su carta di riso, da mangiare come dolce o nella versione più “frequentata” e cioè dentro la tazza “bevuto” come tè. Non manca il colpo di scena: seduti ad un tavolino locale, e cercando di a ordinare qualcosa che ricordi una cena, arriva al tavolo una zuppa densa, speziata, dal colore rosso e dalla consistenza piuttosto liquida. L’odore non dice molto della sua natura e le esclamazioni di giubilo generali che l’arrivo della zuppiera produce DOVREBBERO mettermi in guardia. Eppure non ho potuto evitare di mangiare… quella che poi si è rivelata da speciali e locale: minestra di pinne di pescecane. Beh, vedendo il gatto-coniglio del tavolo accanto forse poteva andarmi peggio..