Dopo aver scoperto che il tempio che abbiamo visitato ieri -quello del Cielo -è fra i più antichi della Cina e che racchiude anche parte dei più’ oscuri segreti del buddhismo tibetano, quelli legati agli albori della religione quando si usavano anche i sacrifici umani e dopo essere venuti a conoscenza:-) :-) :-) che alcuni stranieri sono spariti dopo averlo visitato, ieri sera mi sono dedicata a faccende molto più’ concrete e terrene e ho iniziato a sperimentare la cucina cinese.
Nei ristoranti il personale è cordiale ma non si discosta molto da quella solita cortesia un po’ distaccata di tutti i cinesi incontrati fino ad ora, quella che li rende sicuramente disponibili e pronti a servirti ciò’ che ti occorre. In questo la percezione che abbiamo di loro anche in Italia come persone laboriose e attive combacia ma qui mantengono una sorta di compito autocontrollo. Sembra buffo, ma non sorridono quasi mai, anzi rimangono un po’ stupiti dal nostro modo europeo di disporre il volto alla cordialità anche solo nel porgere o rispondere ad un saluto, è come se scindessero le emozioni del corpo, la gestualità quotidiana (del fare qualsiasi cosa: da rispondere ad un telefono a guidare a leggere un giornale, il tutto fatto in modo molto concentrato e preciso, come meccanismi di un organismo tarato e al meglio delle sue potenzialità), da quelle dell’anima. Se ti guardano lo fanno per “studiarti”, non sorridono automaticamente solo per il fatto di averti incontrato, è come se volessero prenderti le misure e nel loro sguardo, e forse questo manca a noi occidentali. C’è molto rispetto, una sorta di equilibrio che non ti pone ai loro occhi come diverso e quasi automaticamente ostile, avversario o comunque estraneo alla loro più profonda essenza, non ti giudicano per la tua differenza facendoti sentire strano oltre che straniero.
Tornando alla cucina, la nostra guida ci dice che la cucina cinese è da considerarsi fra le migliori del mondo. Al di la’ degli ingredienti e della loro preparazione, infatti, è il concetto che sta alla base del cibo che è particolarmente significativo. Ci racconta che i cinesi, anticamente, per salutarsi non si scambiavano delle formule di cordialità precodificate, come potrebbe essere un nostro saluto, un “ciao”, ma quando si incontravano manifestavano il loro interesse per te con la domanda:”Hai mangiato?”, perche’ in un paese povero dove mangiare era un lusso, avere cura di sé e degli altri attraverso il cibo era simbolo di prosperità e longevità.
L’equilibrio fra gli ingredienti è un altro specchio di questo modo di pensare, tanto che per un cinese in un piatto gli ingredienti non devono prevalere l’uno sull’altro a discapito del sapore finale. Per gustare meglio le singole pietanze, i piattini sono decisamente piccoli, usanza molto lontana dal nostro piatto unico dove accostiamo quantità minori di cibo con l’intenzione di ottenere un piatto completo. Avendo visitato al momento tre ristoranti, la differenza, fino ad ora, l’abbiamo sentita per la qualità degli ingredienti: la carne più o meno grassa, le spezie in dose più o meno massiccia, a coprire quasi la totalità dei sapori lasciando il fuoco in bocca, fino a delle verdure saltate in padella cosi’ leggere da sciogliersi sulla lingua. Ci sono piaciuti il maiale in agrodolce (con funghi che assomigliavano spaventosamente a dei sacchi neri per le immondizie tagliati a pezzetti ma che alla fine avevano un sapore e soprattutto una consistenza meno… sdruciolosa di quanto si potesse immaginare), gli spaghettini di soia agliati che credo abbiano scacciato tutti gli eventuali vampiri esistenti in Cina, il pane al vapore, un mattonicino dal vago sapore dolciastro, e ancora l’anatra al bambù e zenzero, in cui c’era pure una buona dose di caramello che la rendeva appiccicaticcia ma di gusto gradevole.
Jolly di tutti i pasti fino ad ora è stato il riso in bianco, piuttosto gommoso ma buono per fare pratica con le bacchette, che la guida ci ha spiegato è cattiva educazione tenere sempre in mano, mentre bisogna ogni tango appoggiarle nel loro reggibacchette. Dulcis in fundo, e si fa per dire perche’ i cinesi non hanno i dolci nel loro menu, la cosa che non bisogna mai dimenticare di dimostrare è quella di apprezzare davvero il cibo. Per farlo c’è un unico modo: essere molto rumorosi e… risucchiare molto e praticamente tutti i piatti che ti vengono messi davanti, soprattutto quelli liquidi, solo così dimostri che ti sono davvero piaciuti. Al momento l’unico nostro tentativo e’ stato fatto con la zuppa di miso e funghi e ha portato… ad una grossa macchia di miso e funghi sulla tovaglia e ad un’occhiataccia del cameriere.
Paese che vai….