Si concluderà domenica 3 giugno, la mostra Sarnari. Cancellazioni a Castel Sismondo, la rocca malatestiana di Rimini.
A promuovere l’esposizione, curata da Marco Goldin, è Linea d’ombra insieme alla Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini, con la partecipazione del Gruppo Euromobil dei fratelli Lucchetta. Nell’anno in cui Linea d’ombra festeggia i primi, fortunati 15 anni di attività, una mostra di Franco Sarnari non poteva non esserci. In questi 15 anni infatti l’artista e Marco Goldin hanno dato vita ad alcune esposizioni fondamentali.
Per questa mostra riminese, Sarnari ha voluto riprendere, aggiornandolo, un filone fortunato della sua poetica, quello dedicato alle Cancellazioni, agli interventi cioè che l’artista siciliano opera sull’immagine di opere d’arte storiche, con una sua particolare sensibilità e con modalità di volta in volta differenti. A spingere il pittore a rivisitare una tecnica che egli ha praticato con molta forza, e successo, negli anni Novanta, è stata la visione, nello stesso Castel Sismondo, dei capolavori esposti nella mostra Da Vermeer a Kandinsky. Capolavori dai musei del mondo a Rimini, voluta da Marco Goldin proprio per festeggiare i primi 15 anni di attività della sua società. Per alcune delle opere qui riunite, eccezionalmente concesse da musei di molti Paesi, Sarnari ha provato un rapimento emotivo e intellettuale, il medesimo che gli aveva sollecitato l’ammirazione per Piero della Francesca e la sua Flagellazione, nell’ultimo scorcio degli anni Ottanta.
In mostra, accanto alle opere nuove e “rivoluzionarie” create appositamente per l’esposizione riminese, verranno presentate le Cancellazioni “classiche” di Sarnari, compresa la serie fondamentale per questa espressione artistica, quella dedicata alla Flagellazione di Piero ella Francesca. Nel catalogo edito da Linea d’ombra, Marco Goldin ripresenta il saggio che accompagnò la storica mostra di Villa Foscarini del 1997, insieme a un saggio, nuovo, di analisi delle Cancellazioni più recenti. Sarnari è artista che continua a stupire per la sua capacità di rimettersi costantemente in discussione, di voltare pagina, affrontando temi e modalità sempre nuovi ma sapendo anche, se l’emozione lo richiede, tornare a ricerche storiche, interpretate con linfa e turgore del tutto nuovi.