Salvador Dalì era insopportabile, un ammaliatore, un seduttore, un dandy autoreferenziale e disimpegnato. Eppure era un genio. Di questo si dibatte in Francia in occasione della grande retrospettiva che il Centro Pompidou ha allestito fino al 25 marzo 2013. Dopo la retrospettiva dedicata all’artista spagnolo nel 1979-1980 (ancora oggi la mostra con il più grande numero di spettatori mai realizzata dal museo), il Centro Pompidou rende omaggio a uno dei più complessi e prolifici protagonisti del XX° secolo. La mostra, curata da Jean-Hubert Martin, Montse Aguer, Jean-Michel Bouhours et Thierry Dufrêne, espone più di duecento opere (pitture, sculture, disegni, foto, video) presentate attraverso un percorso concepito in sezioni crono-tematiche.
Il visitatore entra nella mostra e nell’universo di Dalì attraverso un ambiente a forma d’uovo: è confrontato all’origine del mondo, alla fertilità, al feto, al mistero che traspira dalle opere del maestro del surrealismo. Da qui si passa a scoprire i luoghi di Dalì, la famiglia, la sua identità catalana: le rocce, la pianura dell’Ampurdàn, il mare, le luci e le ombre delle strade; tutto è trasfigurato nell’immaginario dell’artista e diventa la materia base della sua poetica. Il binomio locale-universale che sottende questo universo si riversa nella giovinezza surrealista di Dalì. L’incontro con Garcia Lorca, con Luis Bunuel, con i pittori, i poeti, gli scrittori e i registi dell’avanguardia, costruisce un mondo pittorico nutrito di Mirò, Hans Arp, Max Ernst.
Dalì approda alla maturità artistica quando incontra la musa della sua vita, Gala Éluard. A metà degli anni ’30 appaiono le sue prime opere blasfeme, il metodo “paranoico-critico” trasforma e sovverte il mondo. Dalì sostituisce all’automatismo passivo del surrealismo un metodo attivo fondato sul delirio dell’interpretazione paranoica. Sono di questo periodo le immagini doppie, le opere dell’ambiguità visiva: “La Persistance de la mémoire” (gli orologi molli) del 1931, “Le spectre du Sex appeal” del 1934, “L’Enigme sans fin” del 1938, presentate alla mostra accanto a un centinaio di opere su carta, ai progetti per il teatro, per il cinema, per i film, alle fotografie e agli estratti di trasmissioni televisive che testimoniano l’intensa attività dell’uomo di spettacolo Salvador Dalì.
La mostra espone innumerevoli opere effimere, realizzate davanti a una telecamera, che fanno del maestro spagnolo un precursore della performance e dell’happening. L’uso spregiudicato dei media ha reso l’artista una delle figure più popolari e controverse dell’arte moderna, spesso denunciata per la sua tronfia teatralità, per il gusto palese del denaro e per le discutibili prese di posizione politiche. L’artista non ha mai contestato il franchismo. In lui il fascino per l’uomo forte si mescola all’indifferenza per la storia: la guerra civile in Spagna, al contrario di Picasso, lo allontana dalla realtà e lo spinge a rifugiarsi nell’interpretazione delirante dell’inconscio. Eppure queste contraddizioni, al limite tra allucinazione, provocazione ed esasperazione, sono la forza della sua opera, la potenza evocatrice della sua personalità, i tratti essenziali del suo genio. E la mostra al Centro Pompidou intende aggredire frontalmente questi temi. Dalì è un pioniere della performance, è l’autore di opere effimere, è il manipolatore dei media, è l’artista che, considerando l’arte come pura comunicazione, dichiara senza pudore, dall’alto dei suoi baffi arricciati, che: “le surréalisme c’est moi”.
Ma Dalì è un’artista talentuoso, in cui avanguardia e tradizione si fondono. Dalla fine della seconda guerra mondiale, all’epoca del nucleare d’Hiroshima, grandi composizioni mistiche trasformano profondamente la sua pittura e resuscitano un barocco spettacolare dalle prospettive vertiginose. L’artista entra di diritto nella schiera dei maestri spagnoli dal valore universale, insieme a Vélasquez, Goya, Picasso.
La mostra ritraccia l’insieme dell’opera di Dalì attraverso una scelta eccezionale di opere maggiori, grazie ad una stretta collaborazione con il Museo Reina Sofia di Madrid, che presenterà lo stesso evento dal 23 aprile al 2 settembre 2013, ed una partecipazione congiunta de la Fondazione Gala-Salvator Dalì di Figueres e del Dalì Museum di Saint Petersburg in Florida.
La figura dell’artista spagnolo, a ventiquattro anni dalla morte, non smette di scatenare polemiche e suscitare dibattiti. Salvador Dalì sa far parlare ancora di sé. E questo, ne siamo certi, gli avrebbe fatto solo piacere.
- Informazioni sulla mostra
Titolo della mostra: Dalì
Durata: fino al 25 Marzo 2013
Sede espositiva: Centro George Pompidou, Parigi (Galleria 1, sesto piano)
Orario: Aperto tutti i giorni dalle 11:00 alle 21:00 tranne il Martedì.
Biglietto: 12 euro – ridotto 9 euro.
Info: 00.33 (0) 1 44 78 14 63
Sito internet: www.centrepompidou.fr
- Articolo scritto in collaborazione con mostreinmostra