Internet fa paura ai politici italiani. Qualcuno addirittura ritiene Facebook «più pericoloso dei gruppi extraparlamentari degli anni settanta». L’accusa è semplice, la Rete – e in particolare i social network – permettono il proliferare di messaggi che sarebbero, secondo le analisi degli accusatori, delle vere e proprie istigazioni alla violenza, al razzismo e alla delinquenza in genere. La causa scatenante di questa voglia di censura è l’aggressione al premier Berlusconi, le reazioni e i commenti che sono seguiti in Internet.
La verità è che i social network pullulano di buontemponi che creano, aggregano e disfano gruppi di persone all’insegna di questo o di quel messaggio idiota. Si tratta di un fenomeno spiacevole, ma di certo non nuovo e di sicuro non esclusivo di Internet. Si verifica da sempre anche nel mondo reale e alcuni partiti politici (per esempio la Lega Nord, che si dichiara così preoccupata per la pericolosità di Internet) dovrebbero conoscerlo molto bene, tant’è che hanno spesso cavalcato l’idiozia e il populismo per racimolare voti. La legge italiana già prevede tutta una serie di misure per arginare – sia nel mondo reale che in Rete – i reati che tanto preoccupano i detrattori di Internet, il problema è che viene applicata raramente. Non si capisce – perlomeno senza ricorrere al vecchio adagio “a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”… – come un ulteriore intervento legislativo possa cambiare la situazione. Piuttosto che una nuova, inutile legge, forse servirebbe una maggiore attenzione all’educazione alla legalità sia in Internet che – soprattutto – nel mondo reale. Certo, è difficile immaginare che certi movimenti politici – che hanno fondato tutta la propria strategia comunicativa sull’alimentare le pulsioni più basse e i peggiori vizi degli italiani – possano improvvisamente salire in cattedra per insegnare agli italiani comportamenti virtuosi. Ma, per onorare l’invito del Presidente della Repubblica a smorzare i toni, riteniamoci pure possibilisti. Chi vivrà vedrà.
Dopo la fase parossistica, chiamiamola così, immediatamente successiva all’aggressione al premier Berlusconi, sono seguiti i primi accertamenti. Arginare Internet – si saranno domandati i politici italiani –, controllarla era veramente possibile? La riposta è semplice: no. Sono pochi i paesi nel mondo che tentano di filtrare la Rete e non brillano certo per spirito democratico (la Cina, per esempio, perseguita brutalmente chi utilizza Internet per comunicare liberamente. L’Iran è sull’orlo di una guerra civile scatenata da quanti reclamano maggiori libertà e che parlano proprio attraverso la Rete…). Tentano, dicevo, perché l’impresa è molto complessa e difficilmente realizzabile. La rete Internet è stata progettata – fin dalle sue prime incarnazioni – per resistere a qualsiasi tentativo di interruzione delle comunicazioni (inizialmente, quando ancora si chiamava ARPANET ed era parte del sistema di difesa statunitense, era stata pensata per resistere persino a un attacco nucleare). La censura, allo stato attuale della Rete, rientra nella casistica di “attacchi” facilmente neutralizzabili. La Polizia Postale deve averlo spiegato al ministro Maroni che si è affrettato a calmare i vari Savonarola che sbraitavano in parlamento da destra e da sinistra.
Cosa c’è in Internet di tanto spaventoso? Fanno veramente così paura i vari Pasquino che “imbrattano” la rete coi loro messaggi idioti? Sono così pericolosi? C’è forse qualche legame provato, aldilà delle reazioni idiote di qualche demente, tra l’attentato al Premier e la Rete? Chi è interessato, come noi, all’argomento si è già dato le sue risposte. Bisogna però osservare che forse la caratteristica di Internet che fa più paura è la sua totale libertà: chiunque può scrivere qualunque cosa e diffonderla a livello planetario. È così dannatamente diversa dalla televisione e dai giornali dove c’è sempre un responsabile, un direttore che dice cosa scrivere e cosa no (e forse, in diversi casi, sopra di lui c’è qualcuno che gli dice cosa scrivere e cosa no). È alimentata dalla voglia di comunicare (anche cose stupide, s’intende) e si rinnova costantemente, si aggiorna con un ritmo frenetico e caotico e non rispetta i poteri tradizionali, non rispetta il denaro e non rispetta la politica. Tutto questo vi sembra tollerabile? Per molti è una cosa inconcepibile, per altri è semplicemente libertà di espressione.
2 commenti
Per me non si tratta di una paura ingiustificata, né di un qualcosa da attribuirsi tout court a una volontà politica di tipo censorio. Il fatto è che internet è davvero il regno dell’indisciplina e dell’irresponsabilità. Cerco di spiegarmi. Quando io esco di casa so benissimo che in tutto quello che dirò o che farò ci dovrò mettere la mia faccia, il mio nome e il mio cognome, e che mi dovrò assumere la piena responsabilità di ogni mio comportamento. Questo vale per chiunque. Siamo tutti soggetti di responsabilità oltre che di diritti. Su internet invece avviene molto diversamente, in quanto non c’è responsabilità alcuna. Si può insultare e calunniare chiunque, si può istigare alla violenza, si può agire con intenti lesivi verso chi si vuole, si possono commettere azioni illecite di vario genere. Tu hai citato delle goliardate (anche se non saprei fino a che punto possano esserlo le loro eventuali conseguenze), ma qualora voglia farti un’idea di ciò di cui sto parlando ti consiglio di andare a vedere su youtube i video che esaltano le Brigate Rosse, i video di stampo razzista, i video che distribuiscono insulti di ogni genere verso vari soggetti o quelli che propongono comportamenti violenti come ad esempio il bullismo a scuola. Ho citato solo alcuni casi di illecito, ma ce ne sono tantissimi altri, anche in ambito politico così come in altri. Quello che bisogna capire è che la libertà deve sempre andare di pari passo con la responsabilità, e che internet è destinato a diventare uno spazio pubblico sempre più fruito, e dunque sempre più rilevante nella vita delle persone. Non può rimanere come un mondo lasciato a se stesso e del tutto privo di regole che abbiano effettiva attuazione. Altro argomento è anche il facile accesso al materiale pornografico da parte di minorenni, ed anche questa è una cosa inaudita. Erroneamente si crede che i filtri famiglia siano una panacea a questo problema, ma la verità è che oramai i ragazzini ne capiscono di computer molto più dei loro genitori, e sono in grado di disattivare quei filtri molto più di quanto i loro genitori siano in grado di attivarli. Secondo me è necessario che si entri su internet con un nome e un cognome, e con altre generalità identificative, in modo tale che ognuno sia responsabile di tutto ciò che fa e che dice, e che possa accedere a certi siti solo se ne ha i requisiti. In caso di illecito la persona dovrebbe essere facilmente identificabile e reperibile, e dovrebbe risponderne come soggetto di responsabilità. Si deve ideare un sistema che garantisca tutto questo e che al contempo non manchi di tutelare la privacy delle persone. Di certo non si può andare avanti in questo modo. Non è corretto, non è giusto, non è un modo civile di utilizzare uno strumento che dovrebbe essere utile all’uomo. Su internet come nella vita ci devono essere leggi da rispettare. Non so se sia il caso di farne di nuove o semplicemente di dare un giro di vite alla messa in pratica di leggi già esistenti, ma di sicuro qualcosa va fatto. E non parlo di un potere soverchiante che reprima le libertà, parlo di leggi, o di applicazione di leggi, di regole, di tutto ciò che garantisce normalmente la convivenza civile tra gli appartenenti a una comunità. Aggiungo che c’è da considerare anche la responsabilità dei siti che pubblicano certi contenuti senza filtrarli. Io non penso che se mandassi una lettera a un giornale in cui scrivo che bisogna ammazzare questo o quello me la pubblichino. Invece in internet succede, e succede perché si è accettata l’idea secondo cui è un luogo in cui le leggi sono sospese, non ci sono regole e c’è l’anarchia più totale. Se un giornale dovesse pubblicare quella mia ipotetica lettera, ne dovrebbe poi rispondere anch’esso in termini legali, poiché non c’è solo la responsabilità di chi scrive una certa cosa, ma anche quella di chi gliela pubblica. Io credo che ancora non ci siamo abituati a pensare a internet come a un mezzo d’informazione al pari della stampa per quanto concerne le responsabilità, e che piuttosto sia la stampa ad essere suscettibile di degenerare seguendo il modello internet, così come anche lo stile comunicativo delle persone nella realtà. Ci si è troppo abituati al fatto che basta accendere un computer nella propria stanzetta e connettersi a internet per pubblicare ogni sorta d’indecenza, magari firmandosi pikkolina89, orcofelice o cavallopazzo, contando sulla propria inimputabilità. Ma non dev’essere così, e penso che in molti ancora non l’abbiano capito come stanno le cose, e cioè che in questo mondo d’identità virtuali ci si degrada culturalmente e si fa ritorno alla realtà con criteri del tutto sfasati. Non è educativo soprattutto per i più giovani questo accesso a una dimensione di personalità limitate e di irresponsabilità, e credo che alla lunga se ne vedranno i riflessi anche nel mondo reale, proprio perché molta gente non sarà più in grado di dialogare civilmente, ma seguendo il modello d’irresponsabilità che ha acquisito nella frequentazione di internet. Tu dici che la caratteristica che fa più paura di internet sia la sua totale libertà, ma io ti rispondo che il problema non è che questa totale libertà faccia paura o meno, il problema è che questa totale libertà è sbagliata. E’ vero che internet è diverso dalla televisione e dai giornali, in quanto chiunque può scrivervi e diffondere i contenuti che vuole, ma questo per me dovrebbe comportare un adeguamento in termini di disciplina e di responsabilizzazione che finora non c’è stato, un adeguamento legislativo insomma, o di prassi giuridico-attuativa. Tu parli di libertà d’espressione, ma io dico che la libertà d’espressione dev’essere garantita da regole, affinché non diventi sopruso e anarchia, e sia invece libertà responsabile, ossia libertà propriamente detta.
Ciao
Carmen, 22 anni, Salerno
Cara Carmen,
io penso che i pericoli di cui scrivi e che imputi a Internet siano da sempre presenti anche nel mondo reale. Per questo motivo credo che la legislatura che abbiamo attualmente (scritta prima che Internet fosse inventata) vada semplicemente allargata ed applicata alla Rete. Esistono sezioni apposite delle forze dell’ordine sia in Italia che all’estero che si occupano di individuare i colpevoli dei reati di diffamazione, istigazione alla violenza, ecc. Il loro lavoro spesso non finisce sulle prime pagine dei giornali perché non “fa notizia”, ma è costante e ti assicuro che è concreto. Certo, per svolgerlo al meglio avrebbero bisogno di personale molto qualificato e fondi che – perlomeno in Italia – non ci sono, ma questa è un’altra faccenda… Il mito secondo cui chiunque possa dire e fare quel che vuole in Internet senza doverne rispondere forse non è poi così reale come si crede: pensa ai contestatori iraniani. Contano proprio sull’anonimato per perorare la propria causa, ma spesso sono proprio le loro rivendicazioni in Rete a farli finire dritti nella carceri di Teheran (se non peggio…). Come credi che facciano le autorità iraniane a trovarli? Per quanto riguarda la pornografia, tu lamenti la troppa facilità – filtri o non filtri – con cui i giovani riescono a reperirla in Internet. Sarebbe però abbastanza ipocrita sostenere che, perlomeno dal dopoguerra ad oggi, non viviamo circondati dal materiale pornografico e che sia molto semplice reperirlo anche nel mondo reale. Qui, probabilmente, più che un problema di “facilità di fruizione” c’è forse un annoso problema di educazione alla sessualità, non credi? Però la soluzione non si può certo delegare a un filtro di controllo dei contenuti (che, come dici giustamente, i ragazzi ormai sanno aggirare senza problemi) che faccia le nostre veci in nostra assenza. Tu scrivi che i giornali si prendono la responsabilità di rispondere legalmente di tutti i materiali che pubblicano ed è indubbiamente vero. Si investono capitali ingenti per garantire la tutela legale ai redattori dei quotidiani ed è anche per questo motivo che non tutti possono scrivere quello che pensano su un giornale (infatti, per fare un esempio, questa discussione – che io penso sia molto interessante e importante – sta avvenendo in Internet e non sulla carta stampata…). I giornali si occupano (o si dovrebbero occupare) di cronaca e informazione. Anche Internet tratta la cronaca e l’informazione ma, a mio avviso, è diventata in breve così importante soprattutto perché garantisce a chiunque la libertà di pensiero ed espressione. I suoi contenuti, ci piacciano o meno, sono i pensieri e le convinzioni dei nostri connazionali e andrebbero comunque (per quanto possano essere idioti, offensivi e stupidi e, sono d’accordo con te, in molti casi lo sono d’avvero) ascoltati e letti. Libertà è responsabilità ma il senso di responsabilità non si può imporre per legge, ci viene prima di tutto dall’educazione al rispetto di se stessi e del prossimo: questo è compito delle famiglie e della scuola. Se falliscono questi due pilastri della società italiana (cosa che, purtroppo, accade sempre più spesso…) non ci sono leggi che tengano.