“C’è un rischio di discredito delle istituzioni, servono riforme”. Gianfranco Fini strappa applausi scroscianti all’assemblea dell’Udc in corso a Chianciano. “Servono riforme – insiste il presidente della Camera – e questo è un tema ineludibile”. Nei pensieri di tutti tornano i duri scontri tra il premier e Fini e le continue prese di distanza del presidente della Camera dall’agire del Cavaliere. “Dobbiamo costruire – dice Fini – una democrazia rappresentativa e governante, altrimenti rischiamo il cortocircuito. L’opionione pubblica che non può appassionarsi a questa eterna corrida”. Poi, un duro attacco a Bossi e alle sue politiche sull’immigrazione: “E’ un suicidio della ragione negare l’universalità dei diritti”. Una parola, suicidio, usata non a caso, visto che proprio il senatur ieri aveva parlato di lui come un uomo che si stava politicamente “suicidando”. Fini, oggi, insiste: “Lo dico a Bossi: negare che accanto alla politica dei doveri verso gli immigrati ci sia la politica dei diritti non credo sia un suicidio politico ma è il suicidio della ragione, non solo della pietà cristiana”.
Ma non è solo sull’immigrazione che Fini rivendica la giustezza delle sue tesi. Anche sulla bioetica il presidente della Camera torna all’attacco. E lo fa leggendo un passo del Catechismo sul trattamento del fine vita e sottolineando la necessità di una legge condivisa per il testamento biologico, senza divisioni “becere e antistoriche” tra laici e cattolici e senza scontri tra fazioni. Poi la lettura di un lungo passo del Catechismo che parla delle cure ai malati terminali, passaggio in cui si sottolinea l’importanza delle cure palliative, del volere del malato e del no all’accanimento terapeutico.
Rutelli: “Uniti per il Paese”. “Riformatori e moderati devono lavorare insieme”. Francesco Rutelli lancia l’idea di un patto e raccoglie gli applausi della platea. E lo fa invitando i centristi (e anche il Pd a cui il presidente del Copasir appartiene) a non ragionare ”dentro orizzonti ristretti” come ”forze politiche che hanno una identita’ importante ma dimensioni insufficienti” di fronte alla grandezza dei problemi del Paese. Rutelli prevede un settembre in cui ”crescera’ l’evidenza della crisi” e si apriranno ”nuovi conflitti in ambito giudiziario”. E proprio a fronte di questo si apriranno scenari perché “democratici e riformatori e moderati lavorino insieme”. Per questo, continua Rutelli, “non bisogna ragionare entro orizzonti ristretti” di partiti e formazioni politiche “che hanno identità importanti ma dimensioni insufficienti rispetto ai problemi del Paese”. Infine un secco no al bipolarismo: musica per le orecchie dell’Udc. Pensando al futuro Rutelli replica secco a chi gli chiede se intenda unirsi a un eventuale progetto con Casini e Fini: “Si vedrà”.
Buttiglione: “No al bipolarismo”. “Meglio andare da soli”. Rocco Buttiglione apre così gli stati generali del Centro che si sono aperti a Chianciano. E lo fa parlando dell’oggi e rispondendo, indirettamente, al pressing che gli uomini di Casini stanno ricevendo in vista delle prossime regionali del 2010. Buttiglione ricorda “le campagne di annientamento contro l’Udc” sottolineando come “il popolo abbia dato fiducia a Prodi e se ne sia pentito, e poi abbia dato fiducia a Berlusconi e se ne sia sentito tradito”. Ed allora il presidente dell’Udc rivendica la lotta “contro l’attuale sistema elettorale e ribadisce di non voler scegliere “tra questa destra e questa sinistra”.
Chiaro il ruolo che i centristi vogliono interpretare. Essere il punto di riferimento “per una realtà cristiana del paese che ci guarda e si domanda se siano tornati i tempi in cui dei cristiani in politica erano pronti a difendere con intransigenza i valori ed anche a pagare per i valori in cui credono”. Per questo Buttiglione cita Don Sturzo e pensa ad “un partito laico ma con l’ambizione di rappresentare politicamente il popolo cristiano”.
Per Buttiglione, infatti, “il bipolarismo è fallito”. Conscio che l’Udc potrebbe essere l’ago della bilancia in vista della prossima tornata elettorale, il presidente dell’Udc detta le condizioni dei centristi: “Vogliamo fare proposte serie di programma e semmai vedremo chi vorrà venire con noi”. E se alleanze ci saranno, a destra come a sinistra, saranno legate al cambiamento: “Avremo vinto quando verrà il giorno in cui potremo scegliere se allearci con una nuova destra o una nuova sinistra che anche per la nostra azione saranno profondamente cambiati da quello che sono oggi”.
Poi Buttiglione tocca il tasto dell’orgoglio per le scelte fatte. In primi la decisione di non entrare nel Pdl e di correre da soli. E a chi la definì un azzardo, Buttiglione replica rilanciando: “La nostra scommessa è rischiosa e la nostra politica richiede spiriti liberi e forti, non è fatta per opportunisti che si preoccupano solo di costituire o difendere una posizione di potere”.
[fonte: Repubblica.it]