Molti già lo conosceranno, per tanti invece resta un mistero, si tratta della catena di negozi Muji. Nata in Giappone nel 1980, Muji produce e vende oggetti funzionali a prezzi contenuti. Il nome Muji deriva infatti dalla contrazione dell’espressione giapponese “mujirushi ryohin”: prodotti di qualità senza marchio. Ma perché parlare di una catena di negozi qui? Perché Muji rappresenta perfettamente (e con un discreto successo economico) la filosofia del “no logo”. In pratica produce qualsiasi genere di oggetto (in Europa esporta dalla cartoleria all’arredamento, all’abbigliamento, ma in Asia fabbrica praticamente di tutto) senza mai specializzarsi in una sola categoria merceologica, limita le iniziative pubblicitarie al minimo indispensabile, cerca di mantenere i prezzi a livelli medio-bassi (anche se non sempre ci riesce), produce con una grande attenzione al design e all’impatto ambientale dei suoi oggetti e vende in sobri punti vendita sparsi con parsimonia un po’ in tutto il mondo. Gli occidentali guardano ai prodotti Muji con un misto di stupore infantile e ammirazione: si stupiscono delle dimensioni ridotte degli oggetti, del loro design rigoroso ed essenziale e li ammirano perché in fondo sono tutto ciò che servono per soddisfare i loro bisogni più semplici. Lo scopo di Muji infatti non è produrre il miglior oggetto, ma produrre l’oggetto sufficiente a soddisfare i bisogni dei suoi clienti e in questa visione della produzione sta una saggezza che sfugge alla maggior parte delle aziende occidentali. L’ossessione per il marchio – praticamente assente su tutti i prodotti Muji – ha messo in secondo piano il vero motivo per cui si dovrebbe scegliere di acquistare un oggetto piuttosto che un altro: la sua effettiva utilità e funzionalità. Il successo di Muji resta ancora un mistero per tanti professionisti del marketing tutti presi a glorificare i marchi che amministrano come se fossero vessilli di qualche divinità e non semplici nomi di aziende. Muji è in definitiva un caso di studio che dovrebbe far riflettere sia gli imprenditori che i consumatori.
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