La redazione di Finestre sull’arte, il podcast di storia dell’arte partner di medeaonline, in occasione del compleanno del nostro web-magazine, ha analizzato la figura di Medea nella storia dell’arte. Data la fortuna di questo personaggio mitologico nel XIX° secolo, sono state scelte tre opere di celebri artisti dell’Ottocento: Giasone e Medea di Gustave Moreau, Medea di Anselm Feuerbach e Medea di Eugène Delacroix.
Così ne tesseva le lodi, ed ella, abbassando gli occhi, ebbe un sorriso divino, e le balzò il cuore nel petto; si sentì come levare in alto, e lo guardò dritto negli occhi.
(Apollonio Rodio, Argonautiche, 1080-1010; traduzione di Guido Paduano).
“Le coeur du héros, dans sa jeunesse, éclate sonore comme une fanfare de guerre. La gloire n’est pour lui qu’une proie, comme aussi l’amour”. Così, nella sua raccolta di scritti “L’assembleur de rêves”, Gustave Moreau commentava l’atteggiamento di Giasone, compagno di Medea, nei confronti dell’amore: “il cuore dell’eroe, durante la sua giovinezza, esplode rumoroso come una fanfara di guerra. La gloria per lui non è che una preda, così come l’amore”. La preda, in questo caso, è proprio Medea, innamorata al punto tale da compiere di tutto pur di aiutare Giasone nella sua missione.
Gustave Moreau, con il suo Giasone e Medea del 1865, raffigura una scena delle Argonautiche di Apollonio Rodio: il momento in cui Giasone trionfa nella sua missione, con Medea che lo segue e gli rivolge il suo sguardo. Probabilmente, senza l’aiuto di Medea, il giovane greco non avrebbe mai portato a termine l’impresa. L’agognato vello d’oro è posto sul palo alle spalle dei protagonisti: vediamo la testa dell’ariete girata verso sinistra. Un palo decorato con gemme e cammei, a ricordarci il consueto preziosismo dell’arte di Gustave Moreau.
Dietro le gambe di Giasone spunta la coda del drago posto a guardia del vello ma addormentato grazie a un filtro preparato da Medea. Un drago che Moreau raffigura con la testa e le ali di un’aquila: è uno dei particolari più evidenti della composizione, e Giasone pone il piede sul suo corpo in segno di vittoria. La punta della lancia imbevuta del filtro è invece conficcata nella sua testa. Sullo sfondo, una natura incontaminata con piante, uccelli e farfalle, quasi a voler suggerire all’osservatore la felicità del momento. Felicità di Giasone, che è riuscito a sconfiggere il drago e a conquistare il vello d’oro, e felicità di Medea, innamorata, soddisfatta e all’apparenza ancora inconsapevole delle disavventure alle quali sta per andare incontro.
La Medea di Moreau è un dipinto che dimostra reminiscenze rinascimentali: pochi anni prima, nel 1857, un Moreau allora trentunenne aveva compiuto un viaggio in Italia grazie al quale aveva potuto studiare l’arte dei grandi maestri. E così la posizione dei due protagonisti, Giasone visto frontalmente con le gambe in posizione di chiasmo, e Medea dietro di lui che appoggia una mano sulla sua spalla, sembra ripresa da un affresco di Giovanni Antonio Bazzi, meglio noto come il Sodoma, che decora a Roma una parete della Villa Farnesina con la raffigurazione delle nozze di Alessandro e Rossane: in particolare, nell’affresco del Sodoma sono il dio delle nozze Imeneo e il compagno di Alessandro, Efestione, ritratti in questa posa. Il paesaggio invece rimanda alle composizioni di Leonardo, soprattutto se si osservano le montagne sullo sfondo: paesaggi leonardeschi che comunque Moreau può aver appreso studiando le opere del genio toscano già presenti a Parigi nell’Ottocento.
L’opera è ricca di simboli e non potrebbe essere altrimenti, visto che Gustave Moreau è uno dei principali esponenti del simbolismo, movimento artistico sorto nella Francia dell’Ottocento: carattere principale della pittura simbolista è quello di utilizzare quello che la realtà oggettiva mette a disposizione dell’artista per creare combinazioni di oggetti ed elementi volte a evocare certe idee in chi osserva le opere. Una direzione quindi opposta rispetto a quella del contemporaneo impressionismo, il cui fine era quello di raffigurare la realtà così come veniva percepita dagli artisti, secondo le proprie “impressioni”.
Dietro alla apparente spensieratezza della Medea di Moreau potrebbe infatti celarsi il presagio degli eventi successivi del mito: la giovane è adornata con foglie di elleboro, una pianta anticamente ritenuta un rimedio contro la follia. E come folle potrebbe essere visto il gesto di ribellione di Medea nei confronti di Giasone: l’uccisione dei figli per vendicarsi dell’abbandono.
Nella tela di Moreau, Medea si propone completamente nuda all’osservatore, e l’erotismo è una componente spesso presente nell’arte del pittore francese: un erotismo tetro, ambiguo, giocato sull’incontro tra Eros e Thanatos e sulle ambiguità dei rapporti tra l’uomo e la donna. Tutti aspetti che un osservatore può ritrovare in questo dipinto.
1 commenta
‘carattere principale della pittura simbolista è quello di utilizzare quello che la realtà oggettiva mette a disposizione dell’artista per creare combinazioni di oggetti ed elementi volte a evocare certe idee in chi osserva le opere.’Non mi pare la definizione adatta all’opera in oggetto: che è tratta da tutto meno che dalla realtà oggettiva. Fa una strada diversa: dal mito al simbolo.