Il giorno dopo le elezioni regionali in Emilia-Romagna e Calabria i risultati pesano a livello nazionale. A svantaggio del centrodestra. La Lega ha tentato la spallata al governo dichiarando queste elezioni come un banco di prova nazionale, Salvini è sceso in campo in prima persona per tentare di strappare al centro-sinistra (e quindi al governo) l’Emilia-Romagna, storica regione “rossa”.
Ma ha fallito. Vediamo perché.
In primo luogo perché il modello Emilia-Romagna è un modello efficente e vantaggioso per i cittadini della regione che hanno voluto difenderlo dalle privatizzazioni e dai depotenziamenti che abbiamo visto nelle regioni amministrate dalla Lega. Sanità, amministrazione pubblica, istruzione, politiche sociali, su questi punti Salvini ha mosso critiche blande, troppo, e la cosa ha insospettito molto. Forse c’era poco da criticare. Il leader della Lega ha cercato di gettare fumo negli occhi dell’elettorato con le solite argomentazioni populiste. Questa volta però il rischio di veder distrutto un sistema che ha garantito un livello di benessere dignitoso era troppo alto e i cittadini non hanno abboccato, ben pochi volevano “un cambiamento” che era percepito, nella migliore delle ipotesi, come un salto nel buio.
Il discorso è differente in Calabria dove il centrodestra ha vinto con una candidata di Forza Italia grazie anche alla buona riuscita elettorale del partito di Berlusconi che ha superato, anche se di poco, i voti raccolti dalla Lega. Bisognerà vedere se ora il Cavaliere passerà all’incasso reclamando il controllo della coalizione che ha ceduto, non a malincuore, a Salvini.
Altro dato interessante è il ritorno a un bipolarismo centro-sinistra contro centro-destra. I 5 Stelle sono spariti in entrambe le regioni forse in attesa di una riorganizzazione oppure definitivamente ridimensionati. Vedremo nei prossimi mesi. Vedremo anche se il centro-sinistra saprà formare un fronte comune o se la tendenza alla frammentazione farà perdere il patrimonio di credibilità (e di voti) acquisito anche grazie alle Sardine che, in opposizione a Salvini, hanno in qualche modo avvantaggiato il PD e i suoi alleati.
Il governo però non stia sereno perché la caduta dei 5 Stelle, le dimissioni di Di Maio e i moti tellurici che si registrano nel Movimento mettono in grande difficoltà la tenuta dell’esecutivo. Ci si aspetta una soluzione dal premier, vedremo se Giuseppe Conte saprà trovare la quadratura del cerchio anche questa volta.