Le principali correnti dell’arte russa di inizio ‘900 – il cubofuturismo con la sua singolare sintesi delle tendenze europee dell’epoca, l’originale astrattismo, il costruttivismo con le sue composizioni architettoniche e il suprematismo con la sua purezza geometrica – trovano espressione in un’unica grande esposizione: Avanguardie russe, al Nuovo spazio espositivo Ara Pacis dal 5 Aprile al 2 Settembre a Roma. L’esposizione offre l’opportunità straordinaria di poter ammirare circa 70 capolavori dei più grandi artisti russi del secolo scorso, provenienti da importanti musei quali la Galleria statale Tret’jakov e da musei regionali russi poco conosciuti dal grande pubblico come quelli di Kazan, Kirov, Krasnodar, Saratov, Samara.
Dopo il successo della tappa palermitana, l’esposizione arriva a Roma accresciuta di 7 nuove opere: Lo spazzino e gli uccelli di Chagall per la prima volta Italia ed altre significative opere di Malevich (La mietitrice e Suprematismo. Composizione non-oggettiva), le suggestive tele di Kandinskij (Meridionale, Muro rosso. Destino e Composizione. Ovale grigio) e Composizione non-oggettiva di Rozanova.
Otto sezioni tematiche scandiscono l’esposizione delle opere:
Kazimir Malevich: dal cubofuturismo al suprematismo
Dopo un’iniziale influenza postimpressionista, Malevich sperimenta una sorta di neoprimitivismo rappresentando, con colori accesi e forti contrasti, soggetti di ambiente contadino. In seguito alle sue riflessioni sulla strutturazione del volume, realizza figure più solide e schematizzate, come il Falciatore del 1912. Passa poi al cubofuturismo (esemplificato in mostra dall’opera Vita in un grande albergo) che supera già nel 1913 con la teorizzazione del suprematismo, ovvero la necessità per l’artista di abbandonare ogni relazione con la realtà e mirare alla rappresentazione della purezza geometrica. A questo periodo appartengono le sue famose raffigurazioni dei Quadrati.
Vasilij Kandinskij. Dal paesaggio stilizzato all’astrattismo
Pur vivendo all’estero fino al 1921, Kandinskij partecipa attivamente alla vita culturale russa e la influenza fortemente con le sue rivoluzionarie teorie sull’uso del colore e sul nesso inscindibile tra opera d’arte e dimensione spirituale. Tra le 5 opere in mostra si segnala la famosa Mosca. Piazza Rossa un paesaggio urbano dal sapore fantastico in cui l’artista rappresenta la sua visione della città: sono riconoscibili alcuni elementi architettonici che si mescolano al volo degli uccelli ed al grande arcobaleno.
Marc Chagall
Lo stile fantastico e intimista di Chagall si caratterizza per la sua straordinaria originalità. Elementi costanti delle sue opere sono l’espressione della sua sensibilità interiore e il legame indissolubile con il mondo contadino dei villaggi russi. Nel 1914, dopo un soggiorno di alcuni anni a Parigi, Chagall rientra nella sua città natale, dove dipinge una serie di quadri dai soggetti poetici e numerosi scorci della cittadina dipinti dal vero. A questo periodo appartengono due delle tele presenti in mostra: Negozio a Vitebsk (1914) e Bagno di bimbo (1916) a cui si aggiunge Lo spazzino e gli uccelli (1914) inedito per l’Italia.
Mikhail Larionov e Natalia Goncharova
I due artisti, uniti nell’arte e nelle vita, in breve passano da uno stile impressionista e simbolista ad uno neoprimitivista. Si distaccano dal gruppo Fante di Quadri, accusandolo di sottostare troppo all’influenza straniera, e fondano il gruppo Coda dell’Asino per sostenere un’arte russa nazionalista. A questi anni risalgono alcuni dei dipinti presenti in mostra tra cui: Paesaggio e Donne col rastrello della Goncharova (1907-1908), Notte. Tiraspol (1907) e Rissa in un locale (1911) di Larionov. Anche nella loro elaborazione del raggismo – una sintesi di cubismo, futurismo e orfismo – resta esplicita l’esigenza di trovare un proprio linguaggio peculiare. Il raggismo ebbe notevole influenza su diverse personalità di spicco dell’avanguardia russa, ma andò ad esaurirsi a partire dal 1915 con la partenza di Larionov e Goncharova dalla Russia.
Fante di quadri, cézannismo e post-impressionismo
Il gruppo Fante di Quadri, nato a Mosca nel 1910 con il desiderio di rompere provocatoriamente con la società dell’epoca, fin dall’inizio lega l’arte popolare russa con le diverse poetiche figurative dei movimenti occidentali, dal postimpressionismo, al fauvismo, al cubismo. Per alcuni esponenti del gruppo, come Konchalovskij, Kuprin e Mashkov, diventa preponderante l’influenza di Cézanne tanto che verranno indicati come “i cézannisti russi” per la vividità cromatica e la semplificazione della maniera pittorica (si vedano in mostra Piazza della Signoria a Siena e Pesche di Konchalovskij o Paesaggio con chiesa di Kuprin, Ritratto di poeta di Mashkov, Chiatta e Ritratto femminile Robert Falk).
Cubofuturismo
Il futurismo russo prende il nome di cubofuturismo; in questo movimento la scomposizione dei punti di vista del cubismo si fonde con il movimento e la simultaneità del futurismo. È fondamentale anche l’influenza del neoprimistivismo per l’uso di colori vivaci e di linee di contorno ma anche per l’attenzione alla dimensione popolare e mistica della cultura tradizionale.
In questa sezione della mostra si possono ammirare, tra le altre opere: Figura femminile (Nudo) di Rodchenko, Natura morta di Lubov Sergeevna Popova, Sinfonia (Violino) di Mikhail Ivanovich Menkov, Composizione di Vera Pestel.
Astrattismo
L’astrattismo trova terreno assai fertile in Russia, dove comincia a diffondersi negli anni che precedono la Prima Guerra Mondiale (1905-1914) rielaborando in modo autonomo le tendenze che si diffondevano in Europa. Con il raggismo teorizzato da Larionov e Goncharova (1909), gli oggetti vengono esclusi dalla pittura ma restano il volume e la profondità. A portare l’arte russa verso l’astrazione assoluta sarà Malevich, con la sua teorizzazione del suprematismo che dichiara l’illimitata “supremazia” nelle arti figurative della pura sensibilità plastica. Collaborano al suprematismo, già a partire dal 1915-1916, Aleksandra Ekster, Lubov Popova e Olga Rozanova, rappresentate in mostra rispettivamente dai dipinti Paesaggio urbano (1916), Architettura pittorica (1918) e Costruzione di Forza nello Spazio (1921), Composizione (1915).
Costruttivismo
Il costruttivismo, che si espresse in architettura così come nelle arti plastiche, si integra compiutamente con lo spirito della Rivoluzione d’ottobre del 1917. Le prime opere costruttiviste furono i Contro rilievi di Tatlin, installazioni composte da diversi materiali “non artistici”: ne è un esempio Scelta di materiale di alto livello, 1914-1915 (presentata, come altre opere costruttiviste tridimensionali in mostra, in una ricostruzione recente). In seguito, nella sua totale adesione all’ideale rivoluzionario, Tatlin arriva a sostenere l’abolizione dell’arte come tale, considerata un estetismo borghese, concependo come possibili solo le attività strettamente utili alla società come l’architettura, la grafica, l’arredamento e il design. Altro ideale estetico viene invece seguito da Karl Ioganson e dalla Makarova che sostengono la necessità di un’arte “esatta”, basata sulla “trasparenza” e sui vuoti della costruzione plastica. Il costruttivismo incide in modo radicale anche nella pittura dove forme astratte vengono utilizzate per creare strutture ispirate a macchinari tecnologici, sospese nello spazio quasi come composizioni architettoniche (si veda in mostra Disegno in una cornice di Rodchenko).