A più di vent’anni di distanza dalle ultime grandi personali siciliane di Erice e Taormina, a trenta dalla mostra di Gibellina e dopo l’ampio omaggio tributatogli dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma nell’anno della sua scomparsa, Antonio Sanfilippo, uno dei più grandi interpreti dell’Astrattismo in Italia, torna in Sicilia con una mostra alle Fabbriche Chiaramontane di Agrigento, dal 27 ottobre al 13 gennaio 2013, dal titolo Antonio Sanfilippo | Gli anni Sessanta. Il colore del segno. Un tributo al maestro siciliano fortemente voluto per le FAM da Antonino Pusateri, Presidente dell’Associazione Amici della Pittura Siciliana dell’Ottocento, che ne ha affidato la cura al critico e storico dell’arte Fabrizio D’Amico. Attraverso un lungo e puntuale lavoro di studio e ricerca viene presentata, dalla data inaugurale del 27 ottobre, un’esposizione ricca di spunti e contributi: in mostra un nucleo consistente dei lavori che Sanfilippo inviò alla Biennale di Venezia del 1966, oltre a numerose opere documentate in importanti mostre degli anni Sessanta in Italia e all’estero, oggi di proprietà di musei pubblici e di collezionisti privati. Un’indagine che, per la prima volta, mette in luce con larghezza e con sguardo esclusivo il tempo della piena e più colma maturità di Sanfilippo: quegli anni Sessanta nel corso dei quali l’artista venne individuato in Italia e all’estero come una delle personalità fondative dell’arte astratta italiana.
Nato a Partanna (Tp), nel dicembre del 1923, Sanfilippo è firmatario nel 1947 a Roma, del pionieristico manifesto di Forma, atto di nascita dell’Astrattismo in Italia. «Transitato attraverso un neocubismo picassiano – spiega D’Amico, già docente di Storia dell’Arte Contemporanea all’Università di Pisa – dopo vari soggiorni a Parigi, Sanfilippo si orienta prima sul concretismo di Magnelli, poi su Hartung e su Kandinsky. È attraverso di loro che giunge all’elaborazione del suo “segno” particolare, incantato e gioioso, vicino e lontano insieme a quello di Carla Accardi, sua moglie, e di Capogrossi: “segno” che lo collega alla cultura d’immagine dell’art autre di Tapié, allora, a metà degli anni Cinquanta, erede dell’informel, e poetica dominante sulla scena europea. È adesso che Sanfilippo elabora la sua “figura” più tipica, costituita da una sorta di nuvola o galassia di segni minuti e coloratissimi, ai quali affida la sua prima notorietà in campo anche internazionale e che presenta in numerosissime mostre in Italia e all’estero: Roma, Firenze, Milano, Bruxelles, Pittsburgh, Losanna, Londra». Questi dipinti, nel frattempo cresciuti per dimensione, vengono esposti alla Biennale di Venezia, dove Sanfilippo è invitato molte volte, e dove nel 1966 gli viene assegnata una vasta e prestigiosa sala personale: un episodio che ne stigmatizza definitivamente il profilo di grande maestro dell’astrattismo italiano.
Antonio Sanfilippo | Gli anni Sessanta. Il colore del segno
FAM, Fabbriche Chiaramontane, Piazza San Francesco 1 – Agrigento
Dal 28 ottobre 2012 al 13 gennaio 2013
Da martedì a domenica 10-13 e 16-20, ingresso gratuito
A cura di Fabrizio D’Amico
Informazioni: FAM 0922.277,29