La più importante rivista di architettura dell’Asia, la giapponese A+U, ha dedicato un numero monografico a Palladio intitolato Andrea Palladio in Vicenza. Duecento pagine di fotografie inedite, frutto di una campagna realizzata dal fotografo giapponese Noboru Inoue, inviato appositamente a Vicenza nell’estate scorsa. Il numero è nato da una collaborazione con il Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza, che A+U ha identificato come partner naturale di un progetto fortemente voluto e finanziato da parte nipponica.
Stampata a Tokyo, A+U ha una tiratura di 30.000 copie nel mondo, con due edizioni, una giapponese-inglese e una parallela cinese-inglese. E’ una delle più influenti riviste di architettura del mondo, con una redazione dove siedono Tadao Ando, Rem Koolhaas e altre archistar europee e americane. Il numero di A+U presenta con grande ricchezza di immagini gli interni e gli esterni dei capolavori di Palladio a Vicenza: i palazzi Thiene, Chiericati, Valmarana, Barbarano, la Basilica e la Loggia, il teatro Olimpico. Insieme ad essi le ville Godi, Saraceno, Pojana e la Rotonda. Accanto ai capolavori vicentini, compaiono necessariamente anche le grandi ville della Terraferma veneta: le trevigiane villa Emo a Fanzolo, Barbaro a Maser, Cornaro a Piombino Dese, la rodigina villa Badoer e la veneziana Malcontenta.
«La cosa più difficile è stata trovare il modo di raccontare Palladio in un’area del mondo dove la parola “villa”, per esempio, non ha lo stesso significato che da noi – racconta il direttore del CISA Guido Beltramini – . Ho cercato di agganciarmi alle loro tradizioni, ad esempio spiegando che la ricchezza che ha generato le risorse per costruire la Vicenza palladiana proveniva dall’industria della seta, grazie all’importazione dei bachi dall’Estremo Oriente. Oppure sottolineando che gli edifici palladiani sono basati su moduli ricorrenti, proprio come le stanze delle case giapponesi tradizionali. E naturalmente ricordando che l’immagine più antica di visitatori di un edificio palladiano è l’affresco del Teatro Olimpico che ritrae i principi giapponesi accolti dall’Accademia Olimpica nel 1585».
Senza dubbio la riproduzione della scena del Teatro Olimpico sulla facciata del padiglione italiano all’Expo di Shanghai ha contribuito ad aumentare l’interesse dell’Estremo Oriente verso il grande Palladio. E’ dello scorso anno la monografia in giapponese su Palladio della professoressa Mayumi Watanabe della Tokyo University, assidua frequentatrice del Corso palladiano del CISA. E in palazzo Barbarano ancora ricordano le ore passate nella mostra palladiana del 2008 da Arata Isozaki, l’archistar giapponese che sta costruendo i grattacieli di Citylife a Milano.
«Eventi come il teatro Olimpico alla Expo di Shanghai e come il numero monografico di A+U sono efficacissimi testimoni in Asia dell’eccellenza italiana e della nostra capacità di generare bellezza da oltre 500 anni. – osserva Amalia Sartori, presidente del CISA – Insieme alle mostre palladiane in Europa, America e ad Istanbul sono occasioni che valorizzano il Vicentino, e che contribuiscono a rendere il nostro territorio meta di un turismo culturale di qualità».