Letteratura e realtà sono spesso intrecciate. Vi proponiamo una lettura anticipata per l’estare, un classico di un grande scrittore italiano: Italo Calvino. Si tratta di un titolo sempre attuale, La speculazione edilizia, un libro che si spera torni d’attualità solo nelle vendite. Per non dimenticare le atrocità urbanistiche compiute tra gli anni ’50 e ’70 e più volte ripetute anche in anni recenti. Per spronare la classe politica e i professionisti del settore a cambiare logica nella programmazione territoriale e urbanistica in Italia, a livello nazionale, regionale e comunale. E soprattutto per ricordare che, in occasioni delle elezioni amministrative, si scelgono le persone che firmeranno i permessi di costruire e che si occuperanno dei piani regolatori.
- La speculazione edilizia di Italo Calvino: il libro
È Botteghe oscure, la rivista internazionale di letteratura diretta da Giorgio Bassani, a pubblicare per la prima volta, nel 1957, La speculazione edilizia. In questo romanzo Calvino mette da parte l’elemento fantastico, così presente in altre sue narrazioni, per elaborare un racconto del tutto realistico.
*** è una cittadina della Riviera ligure che sta conoscendo un rapido sviluppo, collegato ai profondi mutamenti sociali che investono l’Italia negli anni della industrializzazione, immediatamente precedenti il boom economico. Si stanno facendo strada stili di vita diversi dall’austera povertà dell’immediato Dopoguerra. Sta emergendo un ceto medioborghese, formato da professionisti, piccoli imprenditori, dirigenti, operatori di borsa, negozianti, direttori di banca, proprietari di cinema, esercenti, dotato di un’elevata capacità di spesa, in grado di comprarsi casa al mare, oppure di prenderla in affitto per un’intera stagione.
Nella nostra penisola si comincia a parlare di turismo. Il consumismo nascente finisce col contagiare anche le classi inferiori che imitano il modo di vivere di quelle superiori.
A *** è inevitabile che il mercato immobiliare cresca e che la cementificazione proceda in modo parossistico e disordinato. Spesso costruzioni di cattivo gusto deturpano la bellezza dell’antico paesaggio.
Tuttavia Quinto Anfossi, un intellettuale problematico senza arte né parte, che solitamente conduce una vita economica e spirituale molto raccolta, rimane affascinato dal nuovo spirito che sembra aver invaso l’Italia, dall’energia vitale che promana da costruttori, affaristi, gente dinamica dallo sviluppato senso pratico, individui che ai suoi occhi rappresentano gli uomini nuovi. Oppresso dalle tasse che gravano dalla morte del padre sulle proprietà di famiglia, egli si inventa impresario edile, sedotto, più che dal denaro, da quello che egli interpreta essere il nuovo spirito dei tempi.
Si mette allora in società con un certo Pietro Caisotti, un uomo rozzo e ignorante, che proviene dall’entroterra e che ha già accumulato una piccola fortuna fabbricando palazzi ed edifici, redditizi quanto esteticamente riprovevoli. Caisotti è avido, scaltro, concreto, senza scrupoli, qualità che mancano agli Anfossi, non solo a Quinto, perso per lo più dietro le sue elucubrazioni mentali, ma anche al fratello minore Ampelio, un chimico assistente universitario, preso più dal laboratorio e dalle equazioni chimiche che dall’edilizia, nonché alla madre, una professoressa in pensione che ama curare personalmente il proprio giardino e che prova nostalgia per come era un tempo la Riviera.
Sacrificando un pezzo di terra adibito dalla madre a vaseria, adiacente alla villa in cui abitano, gli Anfossi decidono di far costruire dal Caisotti un edificio, i cui appartamenti verranno poi, a costruzione ultimata, divisi tra i soci.
Quinto, per tutelarsi, decide di ricorrere alla consulenza dei professionisti più in vista della città, sue conoscenze di vecchia data: l’avvocato Canal, il notaio Bardissone e l’ingegner Travaglia, che lo esortano a non fidarsi del costruttore. E difatti, man mano che il tempo passa, l’affare risulta essere più aggrovigliato di quanto non sembrasse a Quinto all’inizio. Caisotti, che ha per segretaria una ragazzotta sensuale molto più giovane di lui, Lina, con la quale si mormora abbia una relazione, prima si dimostra diffidente, poi ritarda i lavori e i pagamenti, moltiplicando rinvii e intoppi. I rapporti fra Quinto e Caisotti si fanno tesi. Caisotti subisce un protesto, ma riesce ad ottenere da Quinto, facendo ricorso al suo eloquio farcito di mugugni e di vittimismo, un’ulteriore dilazione nei pagamenti.
Le cose continuano a ingarbugliarsi e a peggiorare. I due volubili fratelli Anfossi, presi dalla loro vita, inetti ad occuparsi di qualsiasi questione pratica, lasciano tutte le incombenze relative alla costruzione del nuovo fabbricato alla madre. Quando decidono di tentare di raddrizzare la faccenda, finiscono col litigare fra loro, rinfacciandosi colpe, omissioni e responsabilità.
Alla fine Quinto, frustrato nella sua carriera di intellettuale, segretario di una rivista prima e sceneggiatore cinematografico poi, incapace di trovare gioia nei suoi amorazzi contrastati e, tutto sommato, scipiti, sempre più preso nelle sabbie mobili del suo rapporto di affari con Caisotti, esasperato dalle lungaggini legali e burocratiche, decide di scendere a un accomodamento con l’impresario, da cui il limitato, volgare Caisotti esce vincitore.
La speculazione edilizia è un romanzo che ci parla della crisi di valori che permea il Paese nel secondo Dopoguerra e del disorientamento degli intellettuali di sinistra del tempo che, pur vedendo traditi i valori resistenziali, faticano a trovare ragioni alternative e ad opporsi con efficacia al gretto consumismo e affarismo della amorale e intellettualmente modesta borghesia italiana, indifferente a tutto ciò che non sia l’agio e il tornaconto personali.
Di grande valore sono le digressioni sociologiche sullo sviluppo incerto e abnorme della nostra vita nazionale, che Calvino innesta nella narrazione vera e propria. Lo scrittore si rivela addirittura profetico nell’individuare alcune linee di tendenza dell’evoluzione socioeconomica dell’Italia attuale.
Lo stile è quello cui ci ha abituato Calvino: una scrittura asciutta, precisa, elegante nel suo essere semplice ed essenziale. Che attinge al gergo tecnico, con affascinanti quanto esatti elenchi di procedure e strumenti collegati alle costruzioni e al mondo economico. Una scrittura capace sempre, soprattutto, di una forte presa sulla realtà.
Fonte: interruzioni.com