Le esposizioni che le Scuderie del Quirinale hanno dedicato negli ultimi anni a Caravaggio e a Lorenzo Lotto avevano il merito, comunque grandioso, di riunire in una sola volta e nello stesso luogo capolavori sparsi in giro per il mondo. Era poi la grandezza delle opere stesse a “fare” la mostra. Quello che invece rende ancora più interessante ciò che le Scuderie stavolta propongono fino al 15 gennaio prossimo è un apparato critico-documentario molto stimolante, grazie al quale la mostra “Filippino Lippi e Sandro Botticelli nella Firenze del ‘400” rappresenta un appuntamento decisamente imperdibile. Proprio tra due testimonianze scritte è racchiusa la parabola umana e artistica di Filippino Lippi. La prima, che accoglie il visitatore all’ingresso, è la denuncia del 1461 agli Ufficiali di notte di Firenze della nascita illegittima di un bambino, nato da una relazione tra due religiosi: il bambino in questione è Filippino e ha già circa 4 anni, il padre è il frate carmelitano, e notissimo pittore, Filippo Lippi, e la madre è la monaca agostiniana Lucrezia Buti. Il secondo documento, che congeda il visitatore al termine del percorso, è un piccolo passo della vita che Vasari dedica a Filippino nella sua opera: “restò la fama di questo gentil maestro talmente nei cuori di quegli che l’avevano praticato, ch’è meritò coprire con la grazia della sua virtù l’infamia della natività sua, e sempre visse in grandezza et in riputazione”. In mezzo a questi due documenti si snoda una mostra bellissima, che consacra, in base anche a studi recenti, il recupero dell’opera di Filippino Lippi, dopo un’epoca di severi giudizi critici. E lo fa attraverso la maniera più diretta ed efficace possibile, il confronto serrato con le opere di quel Sandro Botticelli a cui per troppo tempo è stato, ingiustamente, subordinato. In realtà del Botticelli, nonostante il suo nome campeggi nel titolo della rassegna, c’è veramente poco. Sufficiente, però, per indagare, in maniera chiara, il rapporto fra i due pittori. È il solito espediente di quei nomi “calamita” (vedi, per esempio, Van Gogh o l’onnipresente Caravaggio), che vengono aggiunti, furbescamente, nel tentativo di attirare il maggior numero di pubblico, che è quello che conta. Al di là di ciò, superata la biglietteria, è una successione, superba e commovente, di opere di opere di grandissimo pregio.
Il percorso cronologico della rassegna ha inizio con gli esordi di Filippino accanto al padre, da cui apprende i primi rudimenti del mestiere. Nella imponente “Madonna col bambino e Storie di S.Anna” di fra’ Filippo, ad esempio, si notano già quegli elementi, come la grazia del disegno e la bellezza della forma, che rivedremo poi, potenziati, nelle tele del Filippino. Rimasto orfano nel 1472, il pittore entra nella bottega di Sandro Botticelli. E da qui si costruisce l’idea della mostra: Filippino non fu mai un garzone nel senso tradizionale del termine, ma dimostrò subito una sua personalità, autonoma e brillante, che ne fece un giovane comprimario prima e in seguito, verso la fine del secolo, un temibile rivale. Le figure di Filippino di questi anni, come le “Storie di Virginia” e i disegni a carboncino e biacca esposti in mostra –veri e propri capolavori a se stanti- sono in tutto e per tutto, per grazia ed eleganza, simili a quelli del maestro. Tanto simili che nel 1899 il grande storico dell’arte Berenson conierà per lui un nome di comodo a fini attributivi, “Amico di Sandro”, che sarà però destinato a proiettare un pesantissimo cono d’ombra sulla figura e la produzione dell’artista pratese. Eppure la diversità dei due maestri si nota nel confronto, riuscitissimo, che la mostra propone tra due “Adorazione dei Magi”: quella del Botticelli, del ’75, è puro manifesto politico a favore dei Medici stretti al primo piano nelle vesti dei Magi; quella del Lippi, di qualche anno dopo, si apre e si allarga oltre la scena centrale, inserendo quella passione per il paesaggio e il dato naturale totalmente assenti nelle tele di Sandro.
Quello al secondo piano delle Scuderie – forse meno riuscito del primo- è ormai un Filippino famoso e affermato. E richiesto dalle grandi famiglie di Firenze e fuori. Da casa Strozzi, ad esempio, proviene forse il pezzo più anonimo della mostra ma comunque importante perché illuminante sulle capacità di lavoro di un artista poliedrico e versatile: una panca lignea decorata con gli stemmi della famiglia Strozzi e scolpita su disegni di Filippino, spia rivelatrice di come al maestro fosse richiesto ben altro oltre grandi pareti affrescate o ricche pale d’altare.
Insomma, la mostra è una vera e propria gioia per gli occhi, capace di far calare il visitatore nell’ambiente colto e raffinatissimo della Firenze dei Medici, non solo grazie, naturalmente, alle opere del Filippino (e di artisti a lui legati come Raffaellino del Garbo e Piero di Cosimo) ma anche grazie ai delicati colori pastello della spoglia scenografia. Merito del curatore, Alessandro Cecchi, eminente studioso del Rinascimento, e della consulenza di J.K. Nelson e P. Zambrano, massimi esegeti dell’artista e autori nel 2004 della fondamentale (e costosissima) biografia di Filippino Lippi. Tra i molti capolavori riuniti la celebre e bellissima “Visione di S. Bernando” della Badia Fiorentina, la “Madonna Strozzi”da New York restaurata per la mostra e l’”Allegoria della Musica” di Berlino. Di Botticelli, invece, è da vedere la rarissima “Derelitta”, proveniente da collezione privata ed eccezionalmente prestata dai principi Pallavicini, che già da sola vale una visita alla mostra.
Al momento, quella di Filippino è la più bella mostra che Roma ospiti, perché è ben fatta e perché belle sono le opere esposte. E io suggerisco pure di completare l’omaggio a Filippino andando a visitare la basilica di S.Maria sopra Minerva, non troppo lontano dalle Scuderie, che ospita i bellissimi affreschi della cappella Carafa, realizzati dall’artista nel suo soggiorno romano tra il 1488 e il 1493.
- Informazioni sulla mostra
“Filippino Lippi e Sandro Botticelli nella Firenze del ‘400”
Roma, Scuderie del Quirinale (via XXIV maggio, 16)
5 ottobre 2011 – 15 gennaio 2012
Orari: domenica – giovedì 10.00-20.00; venerdì – sabato 10.00-22.30
Catalogo edito da: 24 Ore Cultura