L’atto della pittura nella Cina contemporanea analizza – attraverso un punto di vista completamente inedito – l’emergere di temi e modi tipici dell’arte classica cinese nel lavoro di venti artisti di tre diverse generazioni. Aperta dal 10 luglio al 6 settembre, è la prima mostra ideata e curata dal Comitato Scientifico del PAC1 per Expo 2015 e fa parte di ExpoinCittà, il palinsesto culturale del Comune di Milano per il semestre dell’Esposizione Universale. Promossa dal Comune di Milano, Jing Shen è prodotta dal PAC Padiglione d’Arte Contemporanea e da Silvana Editoriale in collaborazione con l’Aurora Museum di Shanghai.
“Jing Shen non è una semplice mostra sulla pittura cinese del nostro tempo – ha dichiarato l’Assessore alla Cultura Filippo Del Corno – ma una riflessione più ampia sul significato stesso che la pittura acquisisce nell’arte e nella cultura orientale classica e contemporanea, e sulla sua diversità rispetto ai canoni estetici e stilistici occidentali. La mostra riflette inoltre sul significato che l’arte orientale ha avuto e continua ad avere per i movimenti di avanguardia del nostro continente e sulla continua influenza della pittura e calligrafia orientale su quella occidentale. Jing Shen si pone quindi all’interno di un percorso artistico, avviato all’interno dal nuovo Comitato Scientifico del PAC, di esplorazione del rapporto esistente tra le nuove tendenze nelle arti contemporanee e gli altri campi della creatività e del pensiero di culture a noi vicine e lontane. Un progetto artistico che gode di una proficua collaborazione con l’Aurora Museum di Shanghai e con l’Istituto Confucio dell’Università Statale di Milano e che arricchisce la proposta espositiva di ExpoinCittà di un appuntamento imprescindibile per approfondire, nell’anno di Expo, i nostri legami artistici e culturali con un paese in rapida e tumultuosa metamorfosi”
Entrando in relazione con le istanze di Expo, la mostra affronta il tema del “nutrimento intellettuale” esplorando il modo in cui la creatività contemporanea si alimenta in relazione a una eredità artistica e culturale. Oltre che negli spazi del PAC, la mostra si estende con due progetti speciali. Il primo è l’installazione Forward dell’artista Wang Gongxin, allestita nella Soglia Magica, lo spazio che a Malpensa unisce la stazione ferroviaria all’aeroporto. Nel lavoro esposto, l’artista cattura un semplice movimento per descrivere il flusso della vita, gli incontri e le esistenze parallele che ognuno di noi incontra nel suo viaggio sulla terra. Persone di ogni contesto, età, professione, nazionalità si muovono in avanti, camminando in perfetto silenzio verso il futuro. Il secondo progetto è un’allestimento site specific nel nuovo spazio espositivo “La Parete” della Feltrinelli Duomo in Galleria Vittorio Emanuele a Milano, che esporrà un’opera video dell’artista Chen Shaoxiong, le riproduzioni di alcune opere in mostra e un breve making of del progetto espositivo al PAC.
Grazie alla collaborazione con la startup innovativa Bepart – the Public Imagination Movement – Jing Shen sarà inoltre la prima mostra ad essere diffusa in diversi punti della città attraverso la realtà aumentata. Insieme all’Istituto Confucio dell’Università Degli Studi di Milano, main partner del progetto, il PAC svilupperà una serie di attività per introdurre adulti e famiglie alla cultura e all’arte cinesi: dai laboratori di calligrafia a quelli sull’arte del ritaglio della carta, dagli appuntamenti mattutini con il taijiquan a quelli con la ritualità della preparazione del cibo.
Nella cultura cinese la pittura ha una posizione eccezionale. Basti pensare che in Cina scrivere è dipingere. E viceversa. Per artisti, critici, curatori, collezionisti e pubblico, la pittura è ed è sempre stata un dispositivo privilegiato per riflettere e comprendere il mondo e l’arte. È un mezzo che produce ancora – con studiata consapevolezza – riflessioni e risultati di largo e profondo significato. Ha un’influenza tanto pervasiva da affiorare e informare di sé non solo tele o carta, ma anche installazioni, performances, scultura, video e opere digitali. Jing Shen – L’atto della pittura nella Cina contemporanea non è quindi una mostra di quadri – o non solo – ma una mostra sul rapporto che la pittura intrattiene con altri linguaggi; sulla sua essenzialità all’interno di un universo culturale.
La prospettiva curatoriale della mostra – l’originalità del suo taglio – sta nell’andare oltre l’interpretazione che vorrebbe l’arte contemporanea cinese come riflesso della sua controparte – e origine – occidentale. Jing Shen argomenta che l’arte classica cinese – non solo la pittura, ma anche ceramica e xilografia, per esempio – contiene già gli ingredienti e i nutrienti di pensieri, attitudini e forme che costituiscono la ricchezza dell’arte cinese contemporanea. Il dialogo con l’occidente e con altri mondi (non dobbiamo dimenticare la nostra marginalità all’interno della geografia culturale cinese), arricchisce questa osmosi tra passato e presente, questa continuità – a volte problematica – ma non la sostituisce.”Jing Shen” vuol dire ”consapevolezza del gesto”, ma anche ”forza interiore”. Si riferisce al momento che nella pittura classica – anche di matrice buddista e taoista – precede l’atto pittorico. È l’apice del lavoro preparatorio che viene prima di affrontare la produzione di un’immagine. Un’idea e una pratica che mettono l’accento sulla ricerca meditata della consapevolezza e sul suo risultato attivo: il gesto, l’atto della pittura.
Una pittura “attiva”, che ha il suo mezzo originale nella liquidità dell’inchiostro e nella calligrafia, le cui tracce affiorano nei modi più diversi nella selezione delle opere e degli artisti in mostra al PAC. Dalla maniera in cui, per esempio, le opere pittoriche si producono con il contributo del caso e del quotidiano (Lee Kit); al rifiuto dei quadri a chiudersi nella staticità, restando invece immagini in movimento (Li Shurui); alla ripetizione ossessiva come forma suprema di cambiamento (Ding Yi); al suo rendersi istintiva, mimetica e spaziale (Zhang Enli). Tutto fa da controcanto a una pittura occidentale che è sempre stata più ieratica e iconografica.
Jing Shen vuole anche suggerire quanto l’arte e le avanguardie occidentali del secondo dopoguerra siano state influenzate da questa cultura artistica, dalla pittura a inchiostro e dalla calligrafia, e dalle filosofie a queste sottese: da Hartung a Pollock, a Cage, a Burri, a Boetti. E vuole pensare all’arte nel suo insieme come al risultato di uno scambio e di influenze continue attraverso il tempo e lo spazio, dove i canoni interpretativi non possono che essere erranti, adattabili e temporanei. In questo senso Jing Shen – L’atto della pittura nella Cina contemporanea si inserisce nel programma del PAC iniziato a gennaio 2014 con l’insediamento del suo nuovo comitato scientifico, qui alla sua terza mostra, perseguendo l’obiettivo di esplorare le tendenze principali dell’arte attuale in relazione alle specificità culturali di Milano.
In questa città, dai movimenti d’avanguardia del primo ’900 in avanti, i confini tra arti visive e altri linguaggi – architettura, arti performative, design, editoria, letteratura, moda, musica, poesia, pubblicità – vengono sempre ridefiniti e scientemente messi in discussione – da Marinetti a Munari a Sottsass a Cattelan. Un’attitudine che è anche il risultato della disponibilità di Milano ad accogliere culture altre e della persistenza della sua stessa cultura, che considera e pratica il pensare e il fare come parti di uno stesso processo: imparar facendo. Milano e il PAC sono per questo autorevoli punti di riferimento dei movimenti che stanno cambiando l’ambiente artistico globale. Le relazioni tra passato e presente, individuale e collettivo, alto e basso, artistico e industriale, originale e copia si stanno riconfigurando radicalmente, in maniera spesso ambigua e contradditoria, seguendo traiettorie nuove e inaspettate. L’arte contemporanea è un luogo privilegiato di produzione e osservazione di queste mutazioni.