«La troverai interessante, coinvolgente e intrigante – mi disse – ne resterai stregata dalle sue opere, soprattutto perché ami anche scrivere non solo leggere. E come prima opera ti consiglio di leggere La bastarda di Istanbul che è forse l’opera con la quale è più conosciuta».
Così tornai a casa con la mente rivolta al mio imminente viaggio in Turchia e il libro della Şafak sotto braccio. E una volta a casa mi tuffai completamente nella lettura di questo libro straordinario e alla scoperta di una scrittrice e donna eccezionale.
Leggendo poi altri suoi libri, mi ha colpito soprattutto la sua scrittura, facilmente comprensibile, fluida, mai banale da un lato, e provocatoria dall’altro, soprattutto nei confronti del bigottismo e la xenofobia. Capace di saper combinare in modo armonioso e creativo la tradizione occidentale con quella orientale, attingendo a diverse culture e tradizioni letterarie, la storia e la filosofia.
Molto attenta a temi importanti come il femminismo l’individualismo, il sufismo; nonché profonda conoscitrice della cultura ottomana, soprattutto quando racconta storie ambientate nelle strade di Istanbul.
Chi è Elif Şafak?
Elif Şafak , il cui vero nome è Elif Bilgin,è nata a Strasburgo il 25 ottobre 1971, figlia del filosofo turco Nuri Bilgin e della diplomatica Şafak Atayman. I suoi genitori si separarono quando lei ha soltanto un anno e ha vissuto con sua madre, trascorrendo la sua adolescenza tra Madrid e Amman (Giordania), prima di ritornare in Turchia.
Come lei stessa ha più volte affermato, proprio l’assenza di una famiglia unita e tipicamente patriarcale (come la maggior parte delle famiglia turche), ha avuto una forte incidenza nel suo lavoro, soprattutto dal punto di vista della scrittura. Crescendo, cambia cognome assumendo quello di sua madre, Şafak appunto, che in turco significa alba. Consegue la laurea in relazioni internazionali all’Università Tecnica del Medio Oriente, ad Ankara. Interessata dal mondo femminile, Elif consegue la laurea magistrale in Gender and Women’s Studies con una tesi su “La decostruzione della femminilità nella comprensione ciclica dell’eterodossia derviscia nell’Islam”. In seguito, ottiene un dottorato presso il dipartimento di Scienze politiche della stessa università grazie alla sua ricerca dal titolo “Un’analisi ella modernità turca attraverso i discorsi sulla mascolinità”. Ottiene anche una borsa di studio e trascorre un anno presso il Mount Holyoke Wome’s College nel Massachusset, dove termina il suo primo romanzo in lingua inglese, The Saint of Incipient Insanities, pubblicato da Farrar, Straus & Giroux. Successivamente lavora all’Università del Micighan, dell’Arizona e nel Dipartimento di Studi sul Vicino Oriente di Tucson, sempre in Arizona. Ha anche insegnato alla Bahçeşehir University e la Bilgi University a Istanbul.
Istanbul, una vecchia donna dal cuore giovane
E proprio la città di Istanbul è la location di molti libri della Şafak. Secondo la sua visione, Istanbul è come una She-city, ossia come fosse davvero una rappresentazione femminile, tanto che la paragona ad una vecchia donna con un cuore giovane che è eternamente alla ricerca di nuove storie e nuovi amori. La stessa Elif afferma che:«Istanbul permette di comprendere, forse non razionalmente ma intuitivamente, che Oriente e Occidente sono in ultima istanza concetti immaginari e quindi possono essere immaginati di nuovo e diversamente». Secondo lei, Oriente e Occidente non sono così lontani, ma possono mescolarsi tra loro. E Istanbul è esattamente il terreno che può permettere questa combinazione in modo intenso, continuo e intrigante. In un suo articolo scritto per la BBC, la Şafak dichiara ancora che: «Istanbul è come un’enorme Matrioška piena di colori: la apri e trovi un’altra bambolina dentro» e così via. (Ed effettivamente la città di Istanbul da questa impressione, come se fosse la giostra degli specchi dove nulla è esattamente come sembra, una città sempre viva che seppur mantenendo le proprie tradizioni sa anche guardare all’occidente.
È come un dolce da assaporare lentamente e che non stanca mai. E sono d’accordo con lei quando dice che se c’è una cosa che in questa città non si trova sono i clichés.
Nel 2005 Elif sposa il giornalista turco Eyüp Can dal quale ha avuto due figli, una bambina e un bambino. Una curiosità è il nome che ha scelto per i bambini; sua figlia si chiama Zelda Fitzgerald mentre suo figlio Emir Zahir, titolo di un racconto di Borges. Per via del suo lavoro si divide tra la Turchia e la Gran Bretagna.
Dal debutto al successo alla denuncia
Il suo debutto letterario comincia con la pubblicazione della storia di Kem Gözlere Anadolu, nel 1994. E da allora la Şafak ha scritto diversi libri di notevole interesse e successo.
All’età di 24 scrisse Pinhan, ottenendo un’ottima recensione critica per la perfetta conoscenza del tema del misticismo e dell’ermeneutica ma soprattutto per la profonda conoscenza del linguaggio ottomano, tanto da vincere il Premio Mevlana nel 1998 come miglior opera di letteratura mistica turca. Il secondo romanzo Şehrin Aynaları (Specchi della città), affronta il tema della cultura ebrea che si mescola con quella islamica, ambientando la vicenda nel Mediterraneo nel XVII secolo. Nel 2000 vince il Premio dell’Unione degli Scrittori Turchi con il romanzo Mahrem (Lo sgurado), divenendo una vera celebrità in patria anche grazie al successivo libro, Bit Palas (il palazzo delle pulci) che diventa un bestseller in Turchia, tanto da rientrare nella rosa dei libri candidati per l’Indipendent Foreign Fiction Prize, in Gran Bretagna (2005). Tra gli altri libri pubblicati dalla scrittrice turca cito ad esempio Med-Cezir (2005) una raccolta di saggi sul sesso e la sessualità, la mentalità nel ghetto e la letteraturs. Siyah Süt (Latte nero, 2007), un libro autobiografico in cui sono abilmente combinati la narrativa e la saggistica, e inoltre scritto dopo l’esperienza della depressione post-partum, in seguito alla nascita della figlia. Come lei stessa ha affermato, ha scritto questo libro per due motivi fondamentali: «Primo, perché tratta della depressione post-partum e mostra come il latte della madre non è sempre bianco e senza macchie come alla società piace pensare. Secondo, superata questa depressione sono riuscita a trovare ispirazione; superata l’esperienza di questo “latte nero” sono stata capace di sviluppare una specie di inchiostro».
Aşk (Amore 2009), che in inglese è The Forty Rules of Love, ha venduto oltre 500.000 copie. Il libro,intreccia due storie d’amore: quella di una casalinga ebrea d’origine americana con un sufi (una sorta di mistico) e la storia d’amore tra Gialal a-Din Rumi, meglio noto come Mevlānā,e Shams-i Tabriz, conosciuto come Rumi, che fu in un certo senso il mentore di Mevlana.
Il Libro scandalo
La Bastarda di Istanbul
(2006) è forse il libro che maggiormente ha fatto conoscere la scrittrice perché protagonista di una vicende molto seria. Infatti, se da un lato questo libro è stata accolto più che favorevolmente dalla critica, ed è stato il libro più venduto nel corso del 2006, rimanendo anche per lungo tempo nella lista per l’Orange Prize, dall’altro lato ha suscitato molte polemiche in Turchia e addirittura la Şafak è stata accusata di attacco all’identità turca (in base all’art. 301 del Codice penale turco). La denuncia nei suoi confronti è partita perché nel libro lei tratta il delicato tema del massacro degli Armeni durante la prima guerra mondiale, affermando attraverso la voce di uno dei personaggi, che si è trattato di un proprio genocidio. Tema quello degli Armeni e Turchi molto scottante e sentito in Turchia ancora oggi, per via anche della situazione con i curdi.
Tuttavia, senza tanto lasciarsi intimorire, come risposta la Şafak ha asserito che:«[…] il modo in chi [i nazionalisti] stanno cercando di penetrare il dominio dell’arte e della letteratura è abbastanza nuovo e del tutto coinvolgente». Fortunatamente la vicenda è stata archiviata nel settembre 2006.
Una donna sempre attiva
Nonostante il suo impegno di scrittrice, mamma e moglie, la Şafak continua a portare avanti anche altre attività. È spesso in giro per il mondo tenendo conferenze soprattutto sull’importanza della cultura, della letteratura come mezzo per superare barriere culturali. Inoltre scrive su giornali e riviste sia in Turchia che all’estero e recentemente le è stato conferito il titolo di Chevallier des Arts e des Lettres.
Inoltre, come ho già citato, la Şafak è molto legata ai temi della condizione femminile, dell’identità nazionale e della non appartenenza. Temi che sente molto vicini come si evince dal suo contributo nella prefazione sia di Tales from the Expart Harem: Foreign Women in Modern Turkey sia in Türkçe Sevmek: the espatriate literature anthology (Amare il turco,antologia della letteratura deportata) entrambi usciti nel 2005.