Ci ha lasciato cinquant’anni fa, il 3 febbraio del 1960. Chi?!
«Sono Freddy dal whisky facile, son criticabile ma son fatto così. Non credete, non sono un debole, m’han fatto abile, e la guerra finì. Se c’è una cosa che mi fa tanto male è l’acqua minerale! Miracolosa sarà, ma per piacere io non la posso bere! Perdonate se ho il whisky facile, son sempre amabile, pur se bevo così». Così si presentava al pubblico italiano degli anni ‘50 Fred Buscaglione: un bullo, uno spaccone, un gangster all’americana con un debole per il whisky e le belle donne. Tutto faceva parte di una inedita strategia di marketing, l’obiettivo era quello di sfruttare – nell’Italia del dopoguerra – il modello del duro all’americana. Ma cosa ha portato il torinese Ferdinando Buscaglione a diventare il grande Fred Buscaglione?
C’era una volta a Torino Il piccolo Buscaglione mostrò da subito una grande passione per la musica. Passione che, a quanto risulta, non dispiaceva affatto i suoi genitori che, ad appena undici anni, lo iscrissero al conservatorio Giuseppe Verdi di Torino. Ma non durò molto. Un po’ perché la musica classica, caposaldo del conservatorio Verdi, a Buscaglione proprio non andava a genio, un po’ perché i tempi erano cambiati e la sua famiglia si trovava in ristrettezze economiche: il risultato fu che Ferdinando (che ancora si faceva chiamare così) abbandonò gli studi dopo tre anni. Seguirono alcuni anni bui carichi di amarezza e difficoltà. Buscaglione passò da lavoro a lavoro: fece il fattorino, l’apprendista odontotecnico, fece un po’ di tutto. Insomma, come molti a quell’epoca in cui l’importante era sopravvivere cercò di arrangiarsi con qualsiasi cosa.
Fu durante l’adolescenza che Buscaglione inaugurò la sua “doppia vita”: di giorno lo si poteva incontrare al lavoro qua e là intento a sbarcare il lunario, la sera si esibiva nei locali notturni della città come cantante jazz. Forse fu proprio questa routine che gli fece intuire la possibilità, sfruttata poi in seguito, di crearsi un personaggio dietro il quale nascondere e difendere la propria vita privata. In questa prospettiva Buscaglione – che tra le altre cose era un polistrumentista di un certo talento – va visto non come un talentuoso, spericolato improvvisatore (che spesso amava far credere), ma andrebbe considerato un artista che si è fatto le ossa con la fatica e il duro lavoro.
Il dritto di Chigago Durante la seconda guerra mondiale fu internato dagli Americani in Sardegna. Qui si accorsero del suo talento musicale e lo fecero entrare nell’orchestra della radio alleata di Cagliari. Questo gli permise di continuare a fare musica e di sperimentare le nuove sonorità e i nuovi ritmi che venivano dagli Stati Uniti.
Dopo la fine della guerra Buscaglione rientrò a Torino e ricominciò a suonare, prima in orchestre di altri, poi fondando un proprio gruppo, gli Asternovas. Nel frattempo andava costruendo il proprio personaggio, ispirato a Clark Gable e ai gangster americani. Le canzoni scritte assieme all’amico paroliere Leo Chiosso parlavano con ironia di bulli e pupe, di New York e di Chicago, di duri spietati con i nemici, ma sempre in balia delle donne. «Ecco il dritto di Chicago – cantava Buscaglione col suo sorriso sornione –, Sugar Bing, arrivato fresco fresco da SingSing. Egli ha avuto da bambino Al Capone per padrino e sua madre lo allattava a whisky e gin. Viva il dritto di Chicago, Sugar Bing, che sparando la pistola fa lo Swing».
Da questa ricerca che fu sia musicale che teatrale nacquero le canzoni che lo fecero conoscere in tutta Italia, molte delle quali eseguite dal vivo in concerto e registrate su disco in coppia con la moglie Fatima Robin’s. Tra le più note di questo periodo ricordiamo: Che bambola («riempiva un bel vestito di magnifico lamé, era un cumulo di curve come al mondo non ce n’è, che spettacolo, le gambe, un portento, credi a me»), Teresa non sparare, Eri piccola così, Love in Portofino, Porfirio Villarosa, Whisky facile.
A proposito di Fatima, del loro incontro e del loro amore, Buscalgione durante un’intervista dichiarava – senza smentire il suo stile da perfetto spaccone –: «Casablanca? Molto bello, fa scena. Però incontrai Fatima in Svizzera. Che fosse acrobata, e un’eccellente acrobata, questo è vero. Che agli occhi di suo padre io non fossi il partito ideale, anche questo è vero: ero il più bel Casanova italiano all’estero, le mie conquiste ammontavano a millecentocinquanta».
Anche il Buscaglione cantante dimostra di avere un gusto ottimo per i testi degli altri: sceglie di incidere canzoni di grande successo come Guarda che luna o Al chiar di luna porto fortuna.
Che notte! Alla fine degli Anni ’50, Buscaglione era uno degli uomini di spettacolo più richiesti, e non solo come cantante. Buscaglione appariva nelle pubblicità, alla televisione e nei film, incarnando quasi sempre la figura del simpatico spaccone. Erano gli anni della dolce vita romana, l’Italia cambiava volto e Buscaglione era un tassello importante di quella vita nuova che si andava profilando.
Era il 3 di febbraio del 1960 quando la Ford Thunderbird dall’improbabile colore lilla su cui viaggiava Buscaglione incrociò un camion carico di tufo sulla via Salaria. Buscaglione, reduce da una notte trascorsa fra party e cene con amici, aldilà delle tante allusioni fatte nel tempo non aveva toccato alcol (gli accertamenti medici lo provarono). Ciò nonostante non poté evitare l’incidente mortale. Quel giorno si spegneva uno dei più grandi uomini di spettacolo del secondo dopoguerra, ma nasceva un mito destinato ad arrivare intatto fino ai giorni nostri.
fonte: wikipedia