Ero pieno di livore verso molti italiani, lo confesso. Non sopportavo più i disfattisti e quelli che si sono rassegnati all’idea che il nostro Paese debba essere condannato a un inesorabile declino e all’oblio dal Fondo Monetario Internazionale, dalle agenzie di rating o da qualcun altro di questi enti che lavorano solo nel nostro interesse (si fa per dire…). Gli italiani sono un popolo capace di ispirare un amore e un odio profondo, forse per questo sono tanto particolari e preziosi. Per celebrare il 25 aprile ho preferito proporvi, invece delle mie banali invettive, un testo che ho sempre trovato molto bello e intelligente. È di Piero Calamandrei e parla della Costituzione e dei giovani.
Domandiamoci che cosa è per i giovani la Costituzione.
Che cosa si può fare perché i giovani sentano che nel difendere, nello sviluppare la Costituzione, continua, sia pure in forme diverse, quella Resistenza per la quale i loro fratelli maggiori esposero, e molti persero, la vita.
Uno dei miracoli del periodo della Resistenza fu la concordia fra partiti diversi, dai liberali ai comunisti, su un programma comune. Era un programma di battaglia: Via i fascisti! Via i tedeschi!
Questo programma fu adempiuto. Ma il programma comune di pace, fu fatto in un momento successivo. E fu la Costituzione.
La Costituzione deve essere considerata, non come una legge morta, deve essere considerata, ed è, come un programma politico. La Costituzione contiene in sé un programma politico concordato, diventato legge, che è obbligo realizzare.
La nostra Costituzione, lo riconoscono anche i socialisti, non è una Costituzione che ponga per meta all’Italia la trasformazione della società in società socialista. La Costituzione è nata da un compromesso fra diverse ideologie. Vi ah contribuito il liberalismo, vi ha contribuito l’ispirazione mazziniana, vi ha contribuito il marxismo, vi ha contribuito il solidarismo cristiano. Questi vari partiti sono riusciti a mettersi d’accordo su un programma comune che si sono impegnati a realizzare. Lo si deve realizzare. La parte più viva, più vitale, più piena di avvenire, della Costituzione, non è costituita da quella architettura, da quella struttura di organi costituzionali che ci sono e potrebbero essere anche diversi: la parte vera e vitale della Costituzione è quella che si può chiamare programmatica, quella che pone delle mète che si debbono gradualmente raggiungere e per il raggiungimento delle quali vale anche oggi, e varrà in avvenire, l’impegno delle nuove generazioni.
E’ stato detto, giustamente, che le carte costituzionali hanno in sé elemento polemico contro il regime caduto. Di solito le Costituzioni popolari, come è la nostra, vengono fuori da una rivoluzione; dal momento in cui vengono approvate, c’è ancora in chi le approva il bruciore delle sofferenze, delle umiliazioni patite nel periodo della tirannia. Ed è naturale che negli articoli della Costituzione ci siano ancora echi di questo risentimento e ci sia una polemica contro il regime caduto e l’impegno a non far risorgere questo regime, di non far ripetere e permettere ancora quegli stessi oltraggi. Per questo nella nostra Costituzione ci sono diverse norme che parlano espressamente, vietandone la ricostruzione, del partito fascista. Ma nella nostra Costituzione c’è qualcosa di più, questo soprattutto i giovani devono comprendere.
C’è una polemica contro il presente non contro il passato.
C’è una polemica contro questa società in cui noi ancora viviamo.
C’è il riconoscimento che questa società, così come è, non può continuare e deve essere modificata.
Certamente l’articolo più bello della Costituzione è l’articolo 3, il quale dice che “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale i quali, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica economica e sociale del Paese.”
Ma anche nell’articolo 4 c’è un altro impegno: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro, promuove le condizioni che rendono effettivo questo diritto.”
E c’è l’articolo 36: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionale alla quantità e qualità del suo lavoro, e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé ed alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.”
Questo è il punto essenziale della Costituzione! Finché il Italia ci sarà una sola persona, un solo lavoratore, che cerchi lavoro e non lo abbia, una sola famiglia di lavoratori a cui non sia garantita un’esistenza libera e dignitosa, ci sarà un lungo lavoro da compiere per realizzare la Costituzione!
E i giovani devono sentire la grandezza, la santità, direi quasi religiosa, di questo impegno, questo senso di solidarietà per cui ogni uomo non è solo nella società; per cui la sorte di ciascuno di noi è la sorte di noi tutti; per cui basta che ci sia uno la cui sorte non corrisponde a quella voluta dalla Costituzione perché ci sentiamo colpevoli di questa mancanza, di questa carenza costituzionale.
La nostra Costituzione, si può dire, è una Costituzione programmistica in evoluzione. Non crediate che, per farla evolvere, basti leggerla.
Non crediate che per farla evolvere bastino i giuristi, che la commentano e la illustrano.
Bisogna metterci dentro la forza politica e la forza morale.
Questa carta costituzionale, che pare così fredda, così fatta in articoli compassati e in stile direi quasi burocratico, in realtà questa carta porta gli echi di voci auguste, di voci che vengono da lontano e che parlano, e che sono arrivate sino a noi. Quando io leggo l’articolo 11 che dice: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali,” e che considera la Patria Italiana come una Patria fra le altre Patrie. Questa voce io la conosco, questa voce io l’ho sentita: questa è la voce di Mazzini!
Quando io leggo in un altro articolo che tutte le regioni d’Italia sono uguali e devono avere un regime di uguaglianza. Questa voce io l’ho sentita, è la voce di Cavour!
Quando io leggo, in un altro articolo, che il nostro esercito deve essere un esercito democratico, ispirato alla ideologia democratica.
Ma questo è Garibaldi!
E quando leggo che la pena di morte è abolita. Ma questo è Cesare Beccaria!
Nella nostra Costituzione ci sono tutti i nostri predecessori, che sono arrivati a parlare attraverso questi articoli.
Ma ci sono anche quelli più vicini! Quando io sento parlare dei diritti del lavoro e di questa dignità che i lavoratori devono avere, di questa redenzione morale, ma io sento la voce di Gobetti, di Rosselli, di Gramsci; dei cari amici che abbiamo conosciuto!
Dietro questo articolo c’è tanto sangue, tante lacrime e tanto sacrificio!
Io ho detto una volta ai giovani che sono tutta la nostra speranza che in Inghilterra, che è il paese che ha la più antica Costituzione del mondo, una Costituzione che risale al 1215, gli inglesi vanno in pellegrinaggio in quel castello dove la Costituzione fu elargita.
Qui i giovani devono andare in pellegrinaggio sulle montagne; devono andare in pellegrinaggio nelle prigioni, nei campi di concentramento; ovunque un Italiano si sacrificò, fu impiccato, fucilato, torturato perché finalmente si potesse arrivare alla Costituzione; perché in ognuno di quei luoghi è nata la Costituzione!