Due semisconosciuti, per la scelta di basso profilo di una Ue che sceglie il compromesso invece del protagonismo: uniforme il giudizio scettico della stampa europea il giorno dopo le nomine dei due leader dell’Unione, il neo presidente Van Rompuy e l’Alto rappresentante della politica estera – più conosciuto come Mr Pesc – Catherine Ashton. E anche la stampa britannica, paese della Ashton (colei che ha sconfitto Massimo D’Alema nella corsa alla poltrona), giudica la scelta non particolarmente brillante. Quanto al nostro Paese, all’amarezza del Pd si affianca il giudizio del Pdl, secondo cui la colpa della mancata nomina è dei leader socialisti europei.
Gran Bretagna. Con le nomine di Ashton e Van Rompuy, scrive oggi il Financial Times, “resta aperto l’interrogativo se l’Unione europea abbia davvero scelto i migliori candidati possibili”. Il loro “basso profilo – spiega il quotidiano britannico – lascia intendere che le decisioni più importanti di politica estera saranno ancora nelle mani dei governi nazionali”.
Germania. Dura la stampa tedesca: “Con il nuovo duo l’Europa punta su due sconosciuti e spreca la possibilità di brillare sulla scena mondiale”, dice l’edizione on line di Spiegel. Per Bild “Bruxelles fa una figuraccia: la Ue cerca reputazione e fama ma si mette d’accordo su due signor Nessuno”. E, si chiede la Frankfurter Allgemeine Zeitung, “Era davvero necessario fare un vertice speciale a Bruxelles per questo risultato?”.
Spagna e Francia. El Pais si unisce al coro degli scettici sul nuovo duo: “Due figure grigie e di basso profilo”. La stampa francese invece divisa. A Parigi, che assieme alla Germania è stata uno dei motori della scelta europea, Le Figaro descrive Van Rompuy come “un uomo discreto, avvezzo all’arte del consenso”. Mentre nel più duro Liberation Van Rompuy diventa “l’anestetico locale, un presidente per fare tappezzeria”.
Italia. E tante sono le reazioni anche nel nostro Paese. Emma Bonino definisce le nomine di basso profilo e per il siluramente di D’Alema accusa i leader socialisti: “Non c’è stato un capo di Stato o di governo, da Papandreu a Zapatero, che abbia fatto riferimento a lui”. Per Antonio Di Pietro “il sostegno del premier” all’ex ministro degli Esteri “non è stato di vantaggio”. Secondo Piero Fassino “è prevalsa una scelta di compensazione che, dopo il venir meno della candidatura di Blair a presidente del Consiglio Europeo, ha indotto a scegliere una personalità inglese per Mister Pesc”. Per il ministro del Welfare Maurizio Sacconi “abbiamo perso un’occasione come Paese, ma è noto che è stato un gioco interno ai socialisti”. Infine, un europeista di lungo corso come Giuliano Amato: “Sono prevalse esigenze nazionali, ed è un male”.
[fonte: Repubblica.it]